lunedì 19 dicembre 2011

Di ritorno

Rieccomi dopo un paio di settimane intense. Alcuni di voi sapranno che sono reduce da una festa di compleanno organizzata per mio figlio, proprio in questi giorni di paranoia generale. E' stato divertente perchè si è creato un momento di condivisione molto bello, ma anche stancante perchè non c'è niente di più "spaventoso" di un'orda di bambini vocianti in un tranquillo sabato pomeriggio!

Ma ho dovuto rivolgere la mia attenzione anche ad altro. Queste sono state settimane intense anche per il fatto che ho partecipato ai cosiddetti "open day" offerti per i genitori dei futuri allievi delle scuole primarie. Dei momenti di incontro fra genitori ed insegnanti, atti a far conoscere le offerte formative di ciascun istituto.
Che dire...uno spasso! Dapprima mi sono detta:"Quale occasione migliore per saperne di più su questo argomento così spinoso per ogni mamma". Poi mi sono dovuta ricredere perchè si sono accumulati diversi fattori che hanno reso difficile la valutazione delle scuole.
Siamo partiti, io e mio marito, con la lista delle scuole tra le mani, dalla più lontana alla più vicina, con i migliori presupposti. Poi, approcciati qualche giorno fa nei corridoi della scuola, ci è stato fatto un discorso ben preciso dalla maestra dell'asilo: "Mi raccomando, ricordatevi che i bambini sono fragili, specie nei primi giorni di scuola e che è utile che abbiano alle spalle un gruppo ben consolidato..."
Gruppo consolidato? Insomma siamo considerati un pò dei genitori degeneri a non valutare di mandare nostro figlio nella scuola elementare dove andrà la maggioranza dei bimbi dell'asilo, perchè gli togliamo dei punti di riferimento.
Bene, sarà per il mio spirito indipendente, sarà perchè ho altri criteri di valutazione, ma questo fattore non mi ha convinto neanche un pò. Anzi era l'unico che non avrei neanche immaginato di affrontare.
Non ho mai creduto nei gruppi, li ho sempre considerati deleteri e a dire la verità trovo che siano anche limitanti per lo sviluppo emotivo delle persone, ma molti mi hanno anche fatto notare che sono un'asociale e che non ho i necessari criteri di discernimento perchè sono cresciuta figlia unica un pò ombrosa ed introversa. Sarà vero? Come sempre non ho risposte definitive, ma mi consolo nel fatto che non mi fermo mai alla prima impressione, cerco sempre di scavare anche laddove tutto sembra ovvio. Mi consolo pensando che mio marito, pur diverso da me nei modi e nei tempi, mi ha appoggiato in questo cammino e quindi mi sento confortata nel mio pensiero.

Nel frattempo il Natale si avvicina. Prima ci sarà la recita all'asilo e poi ci sposteremo a Torino per le vacanze...si preannuncia un periodo "pieno"...
BUONE FESTE A TUTTI VOI CHE MI SEGUITE!

mercoledì 7 dicembre 2011

11 dicembre- Se non ora quando (parte 2a)

Perchè indire un'altra manifestazione contro uno status quo ormai decaduto? Bella domanda. Me la sono posta anch'io, ma mi sono dovuta ricredere leggendo gli intenti del movimento conosciuto largamente come SNOQ. Proprio ora, in un frangente così critico, nel quale si sposta l'attenzione più sul tecnicismo e la forma e poco si fa per venire incontro alle esigenze del singolo, si può dare un messaggio diverso. Un "pro" invece che un "contro."
Questo incontro dell' 11 dicembre, sembra più un'esigenza per ribadire che non si può pensare ad una società senza donne. Negare il loro valore significa negare noi stessi, le nostre origini. Perchè tutto parte dal microcosmo famiglia di cui le donne sono le protagoniste assolute. Senza il loro operato non vi sarebbe un "collante", un collegamento fra il dentro (la famiglia) e il fuori (la società).
Il messaggio che si vuole lanciare è in sostanza di pensare un futuro dove le donne possano essere rappresentate in maniera adeguata e dove possano essere partecipi più che mai di questa società in continua evoluzione. Questo significa,nel concreto, incentivi all'occupazione femminile, aiuto economico in maternità, strutture che facilitino il coniugarsi della vita privata con quella pubblica (asili, scuole).
Un incontro propositivo, dunque, per fare il punto della situazione e per dire a noi stesse e al mondo:
"Mai più senza donne!"

Maggiori dettagli li trovate su questo link:
http://www.senonoraquando.eu/?p=5538

mercoledì 23 novembre 2011

Sarò fatta male...


Non posso fare a meno di fare questa considerazione. Ed è da un pò di giorni che ciò accade....Meglio che i più non conoscano i lati oscuri del mio pensiero, ma di questo lato in particolare voglio parlare...chissà che non possa diventare un tentativo di "autoterapia".
Da qualche tempo, con mio marito, ho pensato di organizzare una festa di compleanno per mio figlio (compie 5 anni il mio ometto!) e fin qui tutto bene direte voi. Se non fosse per il fatto che mi sta montando dentro una terribile ansia da prestazione.
All'inizio mi sembrava la cosa più normale del mondo. Avrei dovuto soltanto pensare alla torta, poi il resto sarebbe venuto da sè. Ma sono intervenuti altri elementi che hanno smontato in un attimo il mio castello di carte e che esplico nei seguenti punti (come mi sento professionale!)

1) Mio figlio mi dice:"Mamma, invita tanti amici, perchè poi se non viene nessuno?"
2) Una mamma che conosco all'asilo:"Fai la festa a casa? Buona fortuna...io purtroppo ci sono già passata..."
3) Mio marito:"Che dici se non gliela facciamo la festa...tanto può festeggiare a scuola..."

Vi lascio immaginare quanti interrrogativi mi stiano freneticamente frullando nella testa. Sembra che qualcosa di così naturale come lo stare insieme si stia lentamente trasformando in una faticata colossale. Non sono un'estroversa e spesso amo chiudermi nei miei spazi, far calare una "tendina virtuale" quando ce n'è bisogno, ma questa volta non voglio soggiacere a questo sistema di cose. Vorrei che mio figlio non vivesse già adesso di ansia e preoccupazione per delle cose che devono avvenire naturalmente e che sono delle tappe che non vanno soppesate eccessivamente.

Vengo sempre rimproverata di pensare troppo e agire poco. Ebbene, questa volta voglio agire e vedere quello che succede nel bene e nel male, nonostante il fatto di essere fatta un pò male.

N.B. Chi non conoscesse il personaggio nella foto è pregato di farsi una cultura su BOING!

giovedì 10 novembre 2011

Come in tempo di guerra (Genova piange)

Questa è la frase che continua a girarmi nel cervello dopo i tremendi accadimenti a Genova. Le scene che ognuno di noi ha potuto vedere dell'alluvione hanno dell'apocalittico.
Come non rimanere senza parole alla notizia dei morti portati via dalla corrente in una giornata qualunque, in una normale trafficata città. Questo, appunto, lascia sbigottiti: che nel 2011, in una città ripeto, non in qualche campagna isolata, nel pieno centro, succeda questa tragedia che non possiamo controllare.
Le polemiche si sprecano e continueranno negli anni a venire, ma nella frenesia generale resta nella mia mente proprio questa frase lapidaria del sindaco, Marta Vincenzi. A parer suo, ci dobbiamo abituare ad agire "come in tempo di guerra". Diramata l'allerta meteo, come se sentissimo un allarme antiaereo, dovremmo rifugiarci nelle nostre case ed aspettare. Che conforto!
E' tutto quello che si è potuto dire a madri che scappavano spaventate dal lavoro per andare a prendere i figli a scuola, a padri, mariti che urlavano i nomi di figli e mogli dai lati delle strade. Si può, a quanto pare, rispondere solo questo a 17 minuti di pura follia. Così poco è bastato per spazzare via i sogni e le speranze delle sei vittime.
Dobbiamo rassegnarci, per questo, al fatto che non si può fare nulla in questi casi? Che siamo impotenti, anche con tutti i mezzi conoscitivi e tecnologici a nostra disposizione? Sarà la storia a dare alcune risposte o almeno a provare a darle.

E poi ci sono le immagini di giovani di questa ed altre città italiane che si sono presi spontaneamente l'incarico di sbloccare tombini, ripulire negozi, consegnare la spesa a chi non poteva muoversi dalle sue abitazioni. Questi giovani che molti definiscono "bamboccioni"...

Voglio soffermarmi su queste immagini, voglio continuare ad amare questa città (in cui, tra l'altro mi sono trasferita lo scorso anno), per continuare a sperare, per augurarmi che non capiti più una vicenda simile in cui persone inermi debbano morire perchè uscivano per strada in una normale giornata di novembre.

mercoledì 2 novembre 2011

Scrittori provetti a raccolta!

L'arrivo dell'autunno mi ha riportato la voglia di leggere. I miei sensi erano troppo occupati perchè potessi dedicarmi a questa attività durante l'estate, così mi sono messa d'impegno e ho ripreso in mano un "tomone" che consideravo un'ostacolo insormontabile, "Il cimitero di Praga" di Umberto Eco.

A suo tempo, quando lo avevo iniziato, cercavo delle opinioni in rete, visto che mi sembrava piuttosto ostico e mi sono imbattuta, quasi per caso, in questo blog di cui vi vado a parlare. Il progetto che spinge la sua creazione è molto interessante: trattasi di un programma radiofonico su Radio dei Navigli che si occupa di tutto ciò che è cultura, cinema e scrittura. Il sito è facilmente fruibile, i temi sono i più disparati e le opinioni per niente banali e di maggioranza.
 
Quindi, se avete una passione per la lettura e il cinema o anche se avete qualche scritto rigososamente nascosto nel cassetto, non esitate a visitare http://www.cielidiparole.com/. Ebbene sì anche gli scrittori provetti sono chiamati a raccolta. Infatti, una delle lodevoli iniziative da loro proposte è stata quella di indire un concorso letterario (a cui ho, con gioia, partecipato anch'io!) e dare la possibilità a scrittori in erba di mettersi alla prova.
Il concorso è ormai scaduto ed ha decretato i suoi vincitori, ma i progetti di scrittura continuano, perchè ogni mese ci sarà la possibilità di farsi coinvolgere dal "Laboratorio di scrittura creativa", spazio in cui ci si potrà cimentare nelle prove di scrittura via via proposte dalla redazione.
Comunque non mi prolungo....fatevi coinvolgere, perchè sono sicura che molti di voi già non vedono l'ora di farsi avanti e proporre qualche racconto. Non siate timidi!

venerdì 21 ottobre 2011

Un salto indietro


"PEOPLE HELP THE PEOPLE"- Cherry Ghost


Ogni volta che ascolto questo pezzo è come rivivere una parte del mio passato. In particolar modo gli anni di Università passati a Liverpool. Molti hanno un'idea un pò stereotipata dell'Inghilterra, fatta di graziose casette di mattoni rossi, di tradizionali cabine telefoniche rosse e guardie della regina di fronte a Buckingham Palace. Niente di più lontano da quello che ho vissuto io. Ho conosciuto anche un paese fatto di spaventose contraddizioni e radicati malesseri Per cominciare c'è un abisso fra il nord e il sud del paese (come dappetutto del resto...) e infine (che ve lo dico a fare...), un posto bisogna viverlo prima di crearsene un'opinione.

Il video evoca in me tutta una serie di situazioni. Quanti volti mi sembra di rivedere, quante emozioni sento rivivere in me. Quei giorni in cui tutto sembrava possibile, senza limiti, senza convenzioni....
"Me, myself and I", come il titolo di una canzone di Billie Holiday, era il motto di quel periodo.
Ci sono stati anche momenti bui, non vedo quegli anni solo con sguardo positivo. Ho avuto anche le mie belle ferite e non sempre mi sono servite. Alcune cose le potevo evitare, ma che dire... questa sono io...
Buon ascolto!

martedì 11 ottobre 2011

Ambasciatrici di pace


Ogni tanto da qualche parte si sente parlare dell'Africa per argomenti che non siano fame, carestia, arretratezza e guerra. E questo segnale di novità sembrano portarlo le donne. Donne sempre poco rappresentate. E' il caso di due donne che sono state insignite del premio Nobel per la pace e il cui nome per alcuni risuonerà come una cassa vuota. Ma forse è questo il loro destino: lavorare sottovoce, dietro le quinte anche quando in realtà il loro ruolo è di fondamentale importanza.
Sto parlando di Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia e la sua connazionale Leymah Roberta Gbowee, che, insieme alla Yemenita Tawakkul Karman, possono essere definite vere e proprie ambasciatrici di pace. 
Non credete, nonostante le mie origini africane, sono nomi sconosciuti anche per me e ho dovuto sudarmele delle informazioni decenti su di loro. Perchè il problema è sempre lo stesso. Non impressiona poi più di tanto la vita delle donne anche quando fanno qualcosa di straordinario. Anche quando attraverso le loro azioni garantiscono situazioni di certezza e prosperità. E così cadono nell'oblio miriade di donne normali che portano avanti famiglie in silenzio, in sordina, ma più tenaci e forti che mai.
Ma poi a nessuno, meno che mai in questo frangente economico, interessa della condizione della donna in Africa anche perchè questo continente, ormai razziato da tempo immemore, non rappresenta più niente di appetibile. Sempre che non si tratti di petrolio (Nigeria, Libia). La cosa più proficua per tutti i paesi cosiddetti sviluppati è mantenere uno stato di miseria, ignoranza, conflitto. Ormai non c'è più bisogno di dichiararla una guerra contro un popolo, basta mantenerla e alimentarla.
Ed è proprio contro questo stato di cose che devono lottare le ambasciatrici di pace. Lottare contro l'ignoranza e la corruzione dei loro paesi, ma anche contro forze più grandi di loro, perpetrate e mantenute proprio dagli stessi governi che si dicono a favore dello sviluppo.
Quale sviluppo si può creare quando le armi che tengono in mano i bambini del Sudan sono le nostre?

Per saperne di più sull'argomento consiglio questi link:

http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2011/10/7/NOBEL-PER-LA-PACE-Premiata-Ellen-Johnson-Sirleaf-presidente-della-Liberia-e-altre-due-donne/212422/

http://www.ilpost.it/2011/10/07/il-nobel-per-la-pace-a-ellen-johnson-sirleaf-leymah-gbowee-e-tawakkul-karman/

venerdì 30 settembre 2011

Nostalgia


Stasera, lavati i piatti e riordinata la cucina, mi sono messa a pensare alle ultime vacanze. Per chi ha letto un mio post precedente ("Il quizzone" ha la sua soluzione...), rivelo finalmente che mi trovavo in Svizzera e più precisamente a Ginevra.
Mi sembrava di ripensare a  un momento ormai lontano nel tempo anche se è passato poco più di un mese e c'era una sensazione che mi mancava più di ogni altra: il sentirmi straniera tra la gente. Non che in fondo non mi senta comunque straniera da ogni parte vada, ma qui c'era una componente in più...Il non dover dimostrare niente nè a me stessa nè agli altri. Poi c'era ovviamente anche il fatto di non dover rispettare degli orari (odio gli orologi!), il vivere le giornate con pieno trasporto...
E così mi sono ripresa in mano le foto appena sviluppate  e ho cominciato a vagare...Viaggiare per me è anche un modo di esprimermi, di essere me stessa in tutto il mio contradditorio modo di vivere. Ho bisogno di punti fermi, ma sento di non appartenere mai fino in fondo a nessun luogo.

lunedì 26 settembre 2011

L'insulsa polemica


Questa sera parte la ventiquattresima edizione di un programma che non ha mezze misure o piace o lo si detesta. Parlo di Striscia la Notizia, programma che si vanta, secondo le parole di Ezio Greggio in una recente intervista, di essere un faro nell'omologato mondo del giornalismo capace di "instillare il dubbio nei suoi telespettatori". Ah però... un tempo i filosofi si occupavano del tanto disputato "tema del dubbio" come parametro per la ricerca della verità. Ora abbiamo bisogno che ce lo ricordi un personaggio come Ezio Greggio...
A parte questo, Striscia, come siparietto satirico, mi piace. In alcuni casi, grazie ai suoi servizi di denuncia, è riuscito a far concentrare l'opinione pubblica su temi che passerebbero altrimenti in secondo piano. Ma non si può più ascoltare l'insulsa polemica che si sta montando intorno alla strumentalizzazione del corpo femminile. Anche in questa edizione Ricci fa sua la campagna contro il gruppo l'Espresso e Miss Italia come mezzi mediatici attraverso cui si manifesta la denigrazione della donna.

L'argomento ormai sdoganato da ogni trasmissione di approfondimento sembra aver perso il suo reale significato. Io, come donna, non mi sento offesa dall'esposizione del corpo femminile quanto da come questo corpo viene utilizzato.
Non vi sembrano altrettanto offensive e ripugnati alcune pubblicità come quella del "Tantum rosa", del "Vagisil crema" o dei salvaslip di ultima generazione?
Poi, se esistono donne che decidono di vendere il loro corpo, non mi sento un' ipocrita nel dire"facciano pure". Del resto esiste il libero arbitrio e purtroppo la televisione è anche fatta di questo.

Preferisco sentir parlare di donne che una voce non ce l'hanno perchè realmente oppresse dalle condizioni in cui vivono per nascita, cultura, religione. Quelle sono le donne che vanno, a parer mio, più tutelate. Le veline sanno certamente quello che fanno e sembrano, per ora, farlo molto bene.

giovedì 15 settembre 2011

Pausa musicale

  IMPARARE DAL VENTO

Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire.
Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare
a tutti quelli che partono, scappano o sono sospesi
per giorni, mesi, anni in cui ti senti come uno che si è perso
tra obbiettivi ogni volta più grandi.
Succede perché, in un instante tutto il resto diventa invisibile,
privo di senso e irraggiungibile per me,
succede perché fingo che va sempre tutto bene ma non lo penso in fondo.
Torneremo ad avere più tempo, e a camminare per le strade che abbiamo scelto,
che a volte fanno male, per avere la pazienza delle onde di andare e venire, e non riesci a capire .
Succede perché, in un instante tutto il resto diventa invisibile,
privo di senso e irraggiungibile per me,
succede anche se il vento porta tutto via con se,
vivendo e ricominciare a fluire
ricominciare a fluire ricominciare a fluire ricominciare a fluire


CHIUDETE GLI OCCHI E DITEMI SE ALMENO UNA VOLTA NON AVETE PENSATO TUTTO QUESTO!

venerdì 9 settembre 2011

L'altro che è in noi




Finita la pausa godereccia delle vacanze, mi è venuta di nuovo voglia di introspezione. E quale occasione migliore per guardarsi dentro se non ascoltare l'intercalare lento e rassicurante di Ermanno Olmi che in questi giorni presenta a Venezia il suo nuovo film.
Non amo chi fa "catechesi" nè tantomeno chi fa opera di proselitismo. Le parole di Olmi vanno esattamente contro questi concetti e, benchè le sue modalità di comunicazione siano pacate, il suo messaggio è molto chiaro e tagliente: c'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel modo in cui la Chiesa si pone di fronte alle domande dei suoi fedeli. Perchè c'è un enorme senso di smarrimento nella società in cui viviamo e questo vuoto non viene colmato dall'istituzione Chiesa. Insomma la fede non è religione.
Non so se andrò a vedere il suo film. Il trailer non mi ha convinto più di tanto, ma sicuramente ciò che voleva comunicare in questa intervista di cui sopra, è frutto di una profonda riflessione su di sè e sugli altri. Noi siamo ciò che siamo anche grazie agli altri. E per me che sono una abituata a contare solo sulle proprie forze, non è riflessione da poco.
Olmi arriva a dire che quegli altri siamo in fondo noi tutti, con le nostre paure e con i nostri preconcetti.
C'è la paura della diversità, di tutto ciò che non rientra nei nostri canoni di giudizio. E anche qui mi sono sentita tirata in causa, perchè cresciuta in una famiglia mista e profondamente meticcia nella mia cultura. Io che spesso ho vissuto episodi di intolleranza eppure spesso mi sono posta in maniera diffidente rispetto agli altri.
Si fa fatica a cercare di incontrare gli altri. Si pensa sempre di perderci qualcosa...quasi fosse una forma di pestilenza, ci si tiene lontano dal "diverso", dal "non inquadrato".
Io ho vissuto gran parte della mia vita tenendomi ai margini e forse adesso è arrivato il momento di interrogarsi su questo tema enorme della diversità e del suo valore.
Se volete sapere qualcosa di più sulla trama e gli scopi del film, "Il villaggio di cartone" di Olmi, cliccate qui:

http://cinema.postificio.com/festival-di-venezia-ermanno-olmi-ed-il-suo-villaggio-di-cartone/

venerdì 2 settembre 2011

Il quizzone

Eccomi tornata dalle vacanze stranamente rinvigorita e piena di piacevoli ricordi. Questo non mi capita spesso perchè di solito, fra bagagli, biglietti e prenotazioni all'ultimo minuto, torno a casa più stressata di prima...Questa volta, forse, avevo proprio bisogno di una pausa.
Vi propongo quindi di indovinare dove mi trovavo da queste foto:







Vi lascio qualche indizio:
1. Niente è ciò che sembra (non sono stata poi tanto lontano...)
2. Il simbolo di questa città è un grazioso getto d'acqua
3. Le lingue parlate sul posto sono più di una

N.B. Chi risponderà esattamente riceverà un premio in gettoni d'oro, ma, vista la "quota di solidarietà" prevista dal governo, gli resterà ben poco in tasca (ih, ih)




venerdì 5 agosto 2011

Il deserto dentro di noi

Le grandi azioni, si sa, vanno intraprese in solitudine e questo presuppone grande autocontrollo. Io non posseggo grande autocontrollo sulle mie emozioni, ma riconosco che di fronte alle più importanti decisioni della nostra vita siamo sempre in fondo soli. Sarà poi che io, essendo figlia unica, ho imparato fin da bambina a badare alla mia individualità, fatto sta che la solitudine è stata una grande compagna nella mia vita. La ricerca della solitudine è qualcosa di diverso dal sentirsi soli. L'una presuppone una volontà personale, l'altro un subire la volontà altrui. Come avrete capito io tengo molto al mio spazio individuale, penso che sia un valore che vada coltivato e credo che a chiunque di noi faccia bene ogni tanto costruire il vuoto intorno a sè in modo da considerare cosa sia davvero più utile. Perchè troppo spesso si finisce per seguire "il carrozzone" sempre con la paura di perdere qualche occasione importante. C'è la logica del "devo fare" che ci offusca la mente e noi donne siamo specialiste in questo. Dobbiamo avere la forma fisica, dobbiamo sposarci a una certa età, dobbiamo avere dei figli, dobbiamo avere il lavoro che ci dà l'indipendenza, dobbiamo essere felici. Eppure gran parte del nostro senso di vuoto nasce dal non aver dato ascolto al deserto dentro di noi. E' un paradosso, lo so: il vuoto che crea la completezza. Ma quel piccolo spazio vuoto, esclusivamente occupato da noi, da quello che sentiamo, sta all'origine di quello che siamo veramente.
Quest'estate, quindi, immersi nella calura di spiagge affollate, proviamo tutti a fare uno sforzo...forse riusciremo a tornare un pò più rigenerati.
BUONE VACANZE A TUTTI!

sabato 23 luglio 2011

Scusi...lei cosa fa nella vita?

Beh, c'è chi si vanta di essere un promoter, c'è anche chi si sente al top facendo l'igienista dentale...io, invece non ho ancora capito cosa faccio nella vita. C'è quell'emblematica frase di Nanni Moretti che recita:"Faccio cose, vedo gente..." e che è rimasta indelebile nella mia memoria dal periodo in cui mi accingevo a terminare gli studi e a entrare finalmente nel cosiddetto mondo del lavoro. Non so spiegare a nessuno che tipo di percorso ho intrapreso e quando mi trovo di fronte all'insidiosa domanda, quella del titolo appunto, mi trovo a un bivio. Potrei inventarmi qualcosa di tremendamente interessante e montare su una storia di donna in carriera super realizzata, oppure infilarmi nel difficile ruolo dell'alternativa pseudo intellettuale. La verità è che non mi sono mai prefissata nessun obiettivo e il mio percorso è stato prevalentemente dettato da eventi più grandi di me e incontri più o meno importanti che mi hanno portato in direzioni diverse. Non ho mai avuto e non ho un'idea chiara di quelli che sono i miei interessi principali e quali siano le mie passioni. In poche parole, mi rivolgo sempre al meglio delle mie capacità verso quello che mi piace in quel momento e questo non è di sicuro dettato da un itinerario preciso. Lo scopo per me non è l'arrivo, ma il viaggio che devo cominciare. Cerco di intraprenderlo organizzandomi come posso (non ho un gran senso organizzativo!), spesso mi confondo, mi ricredo, entro in crisi. Una cosa ho notato in questi "viaggi", non riesco mai a stare "dentro", nei canoni, nelle regole prefissate...è più forte di me. Perchè mi interessano le cose inconsuete, le strade non battute, i percorsi tortuosi, le cose piccole che colgono la curiosità  e che vengono spesso lasciate da parte. Per questo mi perdo, mi perdo nei meandri del mio immaginario. Anche questo blog è un'avventura che non so se andrà a buon fine, ma va bene così...
In definitiva se qualcuno dovesse ancora pormi questa domanda penso che risponderò semplicemente:
"SONO UN'ESPERTA PERDITEMPO". Che ne dite, lo devo mettere sul curriculum?

giovedì 7 luglio 2011

CURVY- Dedicato alle formose


Ma lo sapete che in Italia una donna su 5 supera la taglia 48? Oltre il 38% fatica ad entrare in una taglia 44. Le modelle sono il 9% più magre e il 16% più alte della media. Questi dati, divulgati da una trasmissione televisiva dedicata alla moda, mi hanno spinta a documentarmi e così quasi per caso ho scoperto un libro sull'argomento, CURVY, appunto, edito dalla Mondadori.






Le due autrici, Daniela Fedi e Lucia Serlenga sono due giornaliste di moda che prendono in esame il lato "glamour" delle curve. Non solo svelano trucchi per far risultare le donne formose più eleganti, ma raccontano anche divertenti aneddoti e storie di vita vissuta, essendo loro due donne morbide e orgogliose di esserlo. Tutto è ovviamente condito da un tocco di sana ironia, perchè forse dobbiamo imparare a non prenderci troppo sul serio.
Questo libro può essere definito una guida corporale e spirituale per piacersi, apprezzarsi e imparare a valorizzarsi. Beh, io devo ancora leggerlo, ma mi sembra un'ottima lettura per l'estate...

venerdì 17 giugno 2011

Festival della poesia a Genova



La poesia è un genere decisamente fuori moda...almeno così sembra a me che continuo a tenere le mie raccolte di poesie rigorosamente nel cassetto. Beh, questa settimana gli appassionati di questo genere potranno sfogarsi almeno a Genova. Io non potrò esserci questa sera, ma vi passo un pò di informazioni sull'evento che mi sembra molto interessante. Molti degli appuntamenti sono gratuiti!


http://www.festivalpoesia.org/2008/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=103&Itemid=56

venerdì 3 giugno 2011

Vox populi, vox dei?


Ci si accorge che è arrivata l'estate dal fatto che accendendo la TV siamo invasi da repliche e programmini di dubbio contenuto. Beh, potremmo consolarci pensando che abbiamo più tempo per uscire e da dedicare a ciò che ci piace fare...ma allora, perchè pagare il canone per tutto l'anno? Ovviamente la mia è una provocazione.
Vero è che per il canone paghiamo molto meno di paesi come l'Inghilterra e la Svezia, ma possiamo dire che il nostro servizio pubblico sia davvero di qualità?
Vi regalo un pò di dati (speriamo non troppo noiosi!). Prendiamo ad esempio due tipi di programmazione come la "fiction" e i cosiddetti programmi "educational" e confrontiamo quello che succede in RAI e alla BBC...
Innanzitutto in Rai le fasce orarie sono in blocchi di 2 ore rispetto alla Bbc dove invece si parla di fasce di un'ora, massimo un'ora e mezza. Questo rende i tempi lunghi e tediosi. Spesso assistiamo a fiction in cui ci perdiamo in trame senza fine ed anche senza senso e che non fanno che abbassare il livello qualitativo delle storie. Ci sarebbe poi da dire che alcune di queste fiction sembrano messe ad hoc solo per tappare buchi televisivi, ma questo è ancora un altro discorso...
I programmi "educational" sono poi molto diversi da quelli della controparte inglese. La BBC è pioniera dell'innovazione ed esporta anche format di documentari all'estero. Si punta sulla sperimentazione, si cercano divulgatori carismatici e accattivanti. Qui ci affidiamo a delle copie evanescenti di programmi che si trasmettevano anni fa.
Se infine chiediamo agli italiani e agli inglesi cosa pensano del servizio pubblico, il 43% degli italiani si considera soddisfatto a fronte di un 59% degli inglesi. Quando ci si riferisce alla capacità dello spettatore di rispecchiarsi nell'emittente televisiva pubblica, la percentuale degli italiani cala al 39%.
Per farla breve, sembra che nella televisione italiana ci sia un problema di organizzazione del palinsesto, una mancanza di argomenti di qualità e un deficit di personalità. Io aggiungerei che manca una leadership culturale capace di raccogliere le onde di cambiamento di un paese che è in continua evoluzione. La RAI dovrà affrontare presto questo problema, perchè non credo che le nuove generazioni si riconosceranno ancora a lungo nelle repliche di programmi che andavano in onda 30 anni fa...

venerdì 27 maggio 2011

Assaggi d'estate

Oggi anche a Genova è arrivata la frescura dopo giorni di calura da agosto. Il mare che vedo dal balcone è una striscia grigio-blu e sembra preannunciare lo scatenamento delle forze della natura. Ma si avvicina la bella stagione e certamente non può che venirci in mente il mare. Per me è il primo anno lontano dalla mia città natale, Torino, ma posso solo dire che adoro la Liguria. La sua gente, i suoi paesaggi da fiaba e le sfumature di verde della macchia mediterranea mi hanno ormai catturata. In questa regione ho riscoperto il piacere dell'introspezione e della lettura, ho persino ricominciato a scrivere poesie. Mi si apre il cuore ogni volta che mi affaccio dal balcone e vedo il mare nelle sue varie espressioni di colore. Ed è così che voglio darvi un'assaggio di quello che verrà quest'estate.
Sono tutte foto del Ponente Genovese dove vivo io...


martedì 24 maggio 2011

Ribadiamo il concetto!



Lo so che l'estate è alle porte e avete solo voglia di spiaggia e mare, ma vi propongo un piccolo momento di riflessione prima di entrare nella "gabina" elettorale il 12 e 13 giugno. Ho reperito un pò di informazioni, alcune frammentarie...questo però mi sembra il sito più completo e chiaro sull'argomento. Non priviamoci della possibilità di partecipare al voto. Facciamoci sentire!
http://www.forumcivico.it/referendum-12-13-giugno-2011-325.html

venerdì 6 maggio 2011

Slow motion

Oggi è una giornata così. Tutto sembra scorrermi di fronte a rallentatore. Sarà che è la giornata dello sciopero generale, ma stamattina ho solo lasciato che il sole mi accarezzasse la faccia. Godiamoci queste giornate perchè ci aiutato a fermare tutto e a soffermarci sui dettagli.
Mi sembra che questo pezzo dia un pò un'idea di quello che sto vivendo oggi...Buon ascolto!

giovedì 5 maggio 2011

Dal ruscello al wash bar


Le donne ,si sa, sono maestre di comunicazione. Già da bambine siamo esperte nell'arte del chiacchiericcio...ma poi comunichiamo anche quando stiamo zitte, con il nostro abbigliamento, con la nostra gestualità. Non c'è niente di peggio di una donna che non parla e gli uomini lo sanno bene: sanno che è solo la quiete prima della tempesta!
Pensate alle nostre " ave", intente nei lavori domestici, legate alle esigenze di figli e marito, quanto stress accumulavano.Eppure sapevano esorcizzarlo bene attraverso la condivisione. Certo sono passati i tempi delle donne che si fermavano per ore in strada a parlare.Beh magari oggi lo facciamo lo stesso ma abbiamo sempre la frase scusante:"Sai sono di fretta...", che ci fa sentire in pace con noi stesse.
Del resto le cose da gestire in famiglia sono molte come allora, solo che le donne hanno pensato bene di buttarsi ancora di più la zappa sui piedi decidendo di volere tutto...carriera, realizzazione, riconoscimento, posizione, indipendenza, figli, rapporto di coppia soddisfacente, non necessariamente in quest'ordine e questo ha creato maggiore frustrazione e senso di isolamento.
Le nostre bisnonne quindi potevano andare al ruscello a lavare i panni e sfogarsi con le altre del più e del meno e tornare a casa stanche, ma soddisfatte. Oggi nell'era delle lavatrici cosa ci è rimasto? Un oblò che gira super silenzioso?
Ecco allora l'arrivo di un nuovo fenomeno di costume il "wash bar"( bar-lavanderia), che si è inizialmente sviluppato nel mondo anglosassone. Il primo in Italia è nato a Torino in Via Cernaia, zona molto centrale della città, dove donne di ogni età possono fare il bucato e, sedute ai tavolini, prendere un caffè e ritrovare il tempo e il piacere di chiacchierare.L'intento è specifico: recuperare contatti umani.Speriamo solo che duri in questo mondo dove tutto scorre veloce! Nel frattempo vi propongo questo bell'articolo.
Leggete qua: http://magazine.liquida.it/2009/12/02/knit-cafe-doodle-bar-art-cafe-wash-bar-piu-che-semplici-locali/

Che ne pensate?

giovedì 21 aprile 2011

Domande scottanti

Giorni fa quando mio figlio di quattro anni mi ha chiesto con una spontaneità disarmante che cosa si festeggia a Pasqua, sono rimasta volutamente vaga, perchè mi sono resa conto che non sapevo come iniziare il discorso. Gli ho risposto che si trattava di una festa della rinascita (chissà che avrà pensato il mio piccolino...) e poi ho divagato su temi riguardanti la primavera e la natura. Che dire, io, da credente, non so come spiegare che cosa si festeggia a Pasqua? Ebbene sì, proprio per il percorso che mi ha portato ad avere fede, ho voluto, forse sbagliando, soprassedere ed evitare a mio figlio un discorso complesso, un tema su cui si fonda tutta la dottrina cristiana: la Resurrezione di Cristo. La mia mente ha vagato per cercare di trovare nella Bibbia una testimonianza che potesse far comprendere questo argomento anche a chi non ha fede o a chi semplicemente voglia affacciarsi alla fede...non l'ho trovata.
Mi sono resa conto di quanto il credere sia un processo in divenire che deve essere individuale, incondizionato e soprattutto non inquadrato. Io non sono stata battezzata ed ho scelto lo stesso percorso per mio figlio(vi assicuro che molte mamme inorridiscono di fronte a questa rivelazione!). La fede non è un'imposizione, ma una nuova chiave di lettura che permette a ciascuno di essere libero e indipendente nel suo pensiero. Sembrerà paradossale, ma oserei dire che, per me, avere fede è stato l'unico modo di essere veramente libera, e so che questo farà saltare sulle sedie tutti coloro che si affidano al pensiero razionale.  
E così, visto che si avvicina la Pasqua, sarebbe bello chiedersi cosa significa essere liberi . E'sempre necessario essere contestatori o controcorrente? Visto? Vi lascio anche i compiti per le vacanze...
 
Che sia una Pasqua di trasformazione per tutti! 

domenica 3 aprile 2011

Quella solita insostenibile leggerezza dell'essere...


Mi sono assentata per un pò, non senza frutto, mi piace pensare...Ho ripreso, infatti, un libro a cui tenevo molto. Un libro che non solo mi ha accompagnato nei miei anni universitari, ma che è anche stato di riferimento in anni più recenti, vista la sua fruibilità. Lo si potrebbe cominciare da qualsiasi parte, da qualsiasi capitolo, per ritrovarsi sempre a riflettere su una parte della nostra vita. Io lo definirei davvero un libro per tutti, anche se la sua tematica è piuttosto circoscritta. Il titolo mi aveva incantato fin dall'inizio, un misto di libro medico e libro di vita: "MALIGNANT SADNESS- The Anatomy of Depression".

Per chi non mastica neanche lontanamente l'inglese vado subito a tradurlo:"TRISTEZZA PATOLOGICA- Anatomia della Depressione". Purtroppo, che io sappia, non esiste ancora una traduzione in italiano di questa pubblicazione e non nascondo che avrei la tentazione di farla io (ebbene sì sono una traduttrice...), ma non ambisco a tanto. Di questi tempi è già tanto svegliarsi e gioire per una bella giornata di sole!

Tornando a monte, si tratta di un tentativo da parte dell'autore, Lewis Wolpert, un biologo colpito da una severa forma di depressione, di trattare di questa malattia scoprendone le cause principali. Ci sono, secondo lui, due modi di comprendere la depressione, uno prettamente psicologico e uno biologico. La depressione è in fondo un'emozione normale che può diventare patologica, "maligna" appunto come dice l'inglese.
Esplora inoltre come le varie culture interpretino la depressione( ciò che in Europa è una causa di depressione non lo sarà certamente in Africa) e tenta di fornirci una possibile cura. Al termine del libro arriva addirittura a chiedersi se sia possibile evitare questa patologia.

A cosa voglio arrivare, vi chiederete? Semplice, la risposta è che non esistono mai risposte definitive. Non esiste mai la parola fine a nessun percorso, pur se approfondito. L'autore stesso non sa spiegare perchè sia caduto in depressione, che cosa abbia scatenato in lui un momento così drammatico da indurlo a farsi ricoverare.

Non si conosce finchè non si prova, non solo la depressione, ma qualsiasi evento umano. Siamo nel mezzo di un viaggio, a bordo di un treno da cui non possiamo scendere, perchè altrimenti non sapremmo mai dove siamo arrivati. Il fine è questo: intraprendere questo viaggio nel modo più onesto e decoroso possibile, sperando nel percorso di non farci troppo schifo e mai avendo paura di risultare antipatici.

Più passano gli anni e più mi voglio concedere il lusso di diventare insopportabile agli altri. Un lusso, in un mondo deturpato dall'omologazione. Non che sia sempre necessario distinguersi, ma essere onesti sì, quello lo dobbiamo a noi stessi.
La depressione è una manifestazione dei nostri tempi e come tale va anche vissuta e affrontata. Che nessuno cerchi di nascondere le sue incertezze sull'argomento.

martedì 22 marzo 2011

Le città siamo noi



Ritornando al tema delle città sempre più anonime e alienanti, ecco un video che, da torinese trasferita da poco a Genova, non potevo farmi scappare. L'album EDEN dei Subsonica è uscito l'8 marzo e questo brano è carico di riferimenti che mi riportano ai vent'anni...Una città malinconica e inquietante, un amore tormentato, una vita fatta di maschere...L'effetto per me è stato come per Proust e il sapore delle sue madeleine: il sensoriale evoca il ricordo...
Una curiosità, specialmente per i torinesi: il fruscio di sottofondo è la registrazione del Po mixata poi nella base ritmica del pezzo...Lasciatevi trascinare!

martedì 8 marzo 2011

Quelle donne senza nome...

Immaginate di essere sospesi tra pazzia e gioia, tra speranza e disillusione, sempre in conflitto fra corpo e anima e di svegliarvi un giorno e pensare di aver acquisito un certo livello di lucidità che vi permette di dire: "Forse oggi posso pensare che non va poi tutto così male"...Bello! Illusorio, aggiungerei, ma è quello che ho sentito oggi svegliandomi, anche agevolata da una splendida giornata di sole...
Perchè oggi, ho pensato di non essere la sola a soffrire, di non essere la sola a pormi delle domande.
Perchè oggi, mi va di pensare a tutte quelle donne che non possono parlare, pensare, esprimersi solo in conseguenza di leggi o culture imposte. In questo continuo altalenare di pensieri e sentimenti, mi sono considerata una persona completa, proprio perchè, pur vivendo in un sistema predefinito, almeno mi posso concedere il lusso di pensare e di essere considerata semplicemente come un essere umano e non solo una femmina. E questa cosa non è così scontata ovunque...Forse sono in questo agevolata dalla mia cultura "meticcia", in cui le differenze non possono che essere uno stimolo, una ricchezza, un modo per vedere oltre il proprio cortile.
Questa tanto celebrata festa della donna, che guardo con tanto scetticismo, mi ha permesso di fare una riflessione che spero sia importante nel mio viaggio di consapevolezza. Seppure per un giorno all'anno, si deve dedicare un pensiero a tutte le donne che in sordina, sottovoce e a volte senza nome, permettono alla società di andare avanti. Senza nome, ponendosi al servizio, come dei militari al fronte, come quelle operaie che nel 1908 a New York, si fecero bruciare vive, pur di esprimere un'idea...Grazie a loro siamo quello che siamo, grazie a loro possiamo scegliere di essere veline o avvocati, casalinghe o donne in carriera. Grazie a loro possiamo decidere chi essere con tutti i pro e contro del caso.  

giovedì 3 marzo 2011

E per rilassarsi...




La dimensione del sogno allo stato puro....distendetevi e ascoltate
SMOKERS OUTSIDE THE HOSPITAL DOORS- EDITORS (2007)

mercoledì 2 marzo 2011

E che faremmo senza le nostre abitudini?

Sarebbe difficile immaginare di vivere anche solo 24 ore senza tecnologia, senza le nostre abitudini, senza le nostre quotidiane nevrosi. Perchè siamo tutti bravi a dire che vorremmo una bella casetta in campagna stile mulino bianco, lontano dal tran tran delle città....e si sente spesso il luogo comune vita immersi nella natura uguale vita serena. Ma siamo davvero preparati a tutto questo? La nostra cultura ci ha abituati ad aspettarci sempre di più da tutto ciò che ci circonda, in effetti basta che qualcosa si scontri con la nostra routine o con la nostra tabella di marcia e subito tutto sembra trasformarsi in un incubo. Anche i soggetti più quieti si trasformano improvvisamente nei personaggi più inquietanti, mettendo in evidenza le parti più animalesche del proprio essere. E allora tutto questo come si coniuga con i ritmi lenti della natura? Non siamo più in grado di aspettare. Ci si arrabbia anche quando ci si dovrebbe rilassare e divertire...ci si lamenta dello stress del lavoro, eppure si vogliono accumulare sempre più soldi per comprarsi l'ultimo modello di telefonino. Si perde tempo ad accumulare soldi quando in realtà non si ha neanche tempo di goderseli con i propri cari. Vogliamo una famiglia perfetta e possibilmente numerosa senza chiederci quanto tempo potremo dedicare ai nostri figli. Ma sì tanto ci sono le baby sitter...e giù lavoriamo di più...E noi donne siamo specialiste in questa sorta di ipocrisie...Vogliamo tutto, ma poi ci lamentiamo di ciò che abbiamo costruito con le nostre stesse mani. Beh, attenzione, perchè potremmo ricevere proprio tutto ciò che abbiamo sognato fino adesso e svegliarci un giorno e chiederci se ce lo meritavamo...

martedì 22 febbraio 2011

Divaghiamo....

CHE DIRE... OGGI MI SONO MESSA AD ASCOLTARE QUESTA CANZONE E HO PENSATO CHE FOSSE ADATTA PER UN GIRO IN MACCHINA SENZA META...



La mia città

La mia città, senza pietà, la mia città
ma come è dolce certe sere
a volte no, senza pietà
mi chiude in una stanza mi fa sentire solo

Una città, senza pietà, la mia città
non la conosco mai fino in fondo
troppi portoni, troppi cassetti
io non ti trovo mai tu dimmi dove sei

Adesso dove si va, cosa si fa, dove si va
siamo sempre dentro a qualcosa
un'auto che va o dentro un tram
senza mai vedere il cielo e respirando smog

ma guarda là, che cazzo fa, ma pensa te
ma come guida quel deficiente
poi guarda qua, che ora e' già
ma chi ti ha dato la patente che ti scoppiasse un dente
a te

siamo sempre di corsa sempre in agitazione
anche te?che anche se lecchi il gelato
c'hai lo sguardo incazzato

la mia città, senza pietà, la mia città
ma come è bella la mattina
quando si sveglia, quando si accende,
e ricominciano i rumori promette tante cose

Ma dimmi?dove sarà, prima era qua
c'è un nero che chiede aiuto
dove sarà questa città
E' sparita senza pietà c'ha troppi muri la mia città

ma guarda che civiltà la mia città
con mille sbarre alle finestre
porte blindate, guardie giurate,
e un miliardo di antifurti che stanno sempre a suonare?perché?

c'è chi ha troppo di meno e chi non si accontenta
e c'è chi si deve bucare in un angolo di dolore
e c'è che c'è bisogno di un trucco c'è bisogno di tutto

senza pietà, la mia città
"Signora guardi che belle case
però a lei no, non gliela do
mi dispiace signora mia è tutto uso foresteria"

una città la mia città, senza pietà
ti dice che non è vero
che non c'è più la povertà
perché è tutta coperta dalla pubblicità

c'è chi a lavorare è obbligato a imbrogliare
e c'è chi per poterti fregare ha imparato a studiare
e c'è che c'è bisogno di tutto c'è bisogno di un trucco
e c'è bisogno di più amore dentro a questa prigione

Testi di Luca Carboni

martedì 15 febbraio 2011

Sarebbe troppo bello...


Sarebbe troppo bello potersi svegliare all'indomani della manifestazione del 13 febbraio e pensare che forse qualcosa di positivo è stato fatto. Ecco, continuiamo a sperare, perchè a guardare i notiziari sembra che nulla sia accaduto, che si continui, insomma, sulla stessa linea del "chi se ne frega".

Perchè quelle simpaticone della Belen e della Canalis sembrano proprio cadere dalle nuvole quando in conferenza stampa a Sanremo dichiarano l'una di non aver proprio capito niente e l'altra che non c'è bisogno di manifestazioni di questo genere. Eh sì, tutto ciò non può che riempirci di orgoglio e fiducia...

Ma poi abbiamo anche il piacere di sapere che, secondo la legge italiana, le donne che si affidano alla fecondazione assistita dovrebbero essere trattate alla stregua di delinquenti internazionali. Sì, perchè in Italia pare opportuno che queste donne vengano schedate con i loro piccoli in modo tale da essere "tracciate" dagli organi competenti.

E infine che dire di Luca Delfino, l'uomo che aveva già ucciso una sua ex ed era considerato fino a poco tempo fa l'esecutore materiale dell'omicidio di Luciana Biggi, assolto per non aver commesso il fatto.
Già già, e poi in TV ci propinano il fatto di denunciare le violenze, di non renderci complici dei nostri carnefici...

La sensazione è che si continui ad essere inascoltate, della serie:" Ma quanto siete belle, fantastiche,coraggiose, meravigliose...ma potreste stare un pò zitte?"
Perchè la logica è proprio questa. Guai ad avere donne pensanti, con un'opinione ben precisa in testa. Donne, ascoltate! Siate sagge! Non esprimete opinioni, non siate nè carne nè pesce, continuate a seguire la moda, a fare le diete, a rifarvi le tette,magari se anche avete un pensiero sappiate nasconderlo bene, anzi non abbiate pensieri...le nostre Belen ed Elisabetta insegnano...

Il silenzio dei padri per le notti di Arcore

 


MI PERMETTO DI INSERIRE UN CONTRIBUTO UTILE CHE SPERO CREI SPUNTI DI RIFLESSIONE....CI TENGO A PRECISARE CHE QUESTO DOCUMENTO MI E' STATO INOLTRATO DA UNA CARA AMICA....

Il silenzio dei padri per le notti di Arcore

Non solo il cavaliere, non solo le ragazzine, non solo le maitresse e gli adulatori, non solo gli amici travestiti da maggiordomi, le procacciatrici di sesso, i dischi di Apicella e la lap dance in cantina: in questa storia da basso impero ci sono anche i padri. E sono l’evocazione più sfrontata, più malinconica di cosa sia rimasto dell’Italia ai tempi di Berlusconi. I padri che amministrano le figlie, che le introducono alla corte del drago, le istruiscono, le accompagnano all’imbocco della notte. I padri che chiedono meticoloso conto e ragione delle loro performance, che si lagnano perché la nomination del Berlusca le ha escluse, che chiedono a quelle loro figlie di non sfigurare, di impegnarsi di più a letto, di meritarsi i favori del vecchio sultano. I padri un po’ prosseneti, un po’ procuratori che smanacciano la vita di quelle ragazze come se fossero biglietti della lotteria e si aggrappano alle fregole del capo del governo come si farebbe con la leva di una slot machine… Insomma questi padri ci sono, esistono, li abbiamo sentiti sospirare in attesa del verdetto, abbiamo letto nei verbali delle intercettazioni i loro pensieri, li abbiamo sentiti ragionare di arricchimenti e di case e di esistenze cambiate in cambio di una sveltina delle loro figlie con un uomo di settantaquattro anni: sono loro, più del drago, più delle sue ancelle, i veri sconfitti di questa storia. Perché con loro, con i padri, viene meno l’ultimo tassello di italianissima normalità, con loro tutto assume definitivamente un prezzo, una convenienza, un’opportunità.
Ecco perché accanto ai dieci milioni di firme contro Berlusconi andrebbero raccolti altri dieci milioni di firme contro noi italiani. Quelle notti ad Arcore sono lo specchio del paese. Di ragazzine invecchiate in fretta e di padri ottusi e contenti. Convinti che per le loro figlie, grande fratello o grande bordello, l’importante sia essere scelte, essere annusate, essere comprate. Dici: colpa della periferia, della televisione, della povertà che pesa come un cilicio, della ricchezza di pochi che offende come uno sputo e autorizza pensieri impuri. Balle. Bernardo Viola, voi non vi ricordate chi sia stato. Ve lo racconto io. Era il padre di Franca Viola, la ragazzina di diciassette anni di Alcamo che, a metà degli anni sessanta, fu rapita per ordine del suo corteggiatore respinto, tenuta prigioniera per una settimana in un casolare di campagna e a lungo violentata. Era un preludio alle nozze, nell’Italia e nel codice penale di quei tempi. Se ti piaceva una ragazza, e tu a quella ragazza non piacevi, avevi due strade: o ti rassegnavi o te la prendevi. La sequestravi, la stupravi, la sposavi. Secondo le leggi dell’epoca, il matrimonio sanava ogni reato: era l’amore che trionfava, era il senso buono della famiglia e pazienza se per arrivarci dovevi passare sul corpo e sulla dignità di una donna.
A Franca Viola fu riservato lo stesso trattamento. Lui, Filippo Melodia, un picciotto di paese, ricco e figlio di gente dal cognome pesante, aveva offerto in dote a Franca la spider, la terra e il rispetto degli amici. Tutto quello che una ragazza di paese poteva desiderare da un uomo e da un matrimonio nella Sicilia degli anni sessanta. E quando Franca gli disse di no, lui se l’andò a prendere, com’era costume dei tempi. Solo che Franca gli disse di no anche dopo, glielo disse quando fece arrestare lui e i suoi amici, glielo urlò il giorno della sentenza, quando Filippo si sentì condannare a dodici anni di galera.
Il costume morale e sessuale dell’Italia cominciò a cambiare quel giorno, cambiò anche il codice penale, venne cancellato il diritto di rapire e violentare all’ombra di un matrimonio riparatore. Fu per il coraggio di quella ragazzina siciliana. E per suo padre: Bernardo, appunto. Un contadino semianalfabeta, cresciuto a pane e fame zappando la terra degli altri. Gli tagliarono gli alberi, gli ammazzarono le bestie, gli tolsero il lavoro: convinci tua figlia a sposarsi, gli fecero sapere. E lui invece la convinse a tener duro, a denunziare, a pretendere il rispetto della verità. Tu gli metti una mano e io gliene metto altre cento, disse Bernardo a sua figlia Franca. Atto d’amore, più che di coraggio. Era povero, Bernardo, più povero dei padri di alcune squinzie di Arcore, quelli che s’informano se le loro figlie sono state prescelte per il letto del drago. Ma forse era solo un’altra Italia.
Claudio Fava – 24 gennaio 2011

lunedì 7 febbraio 2011

Se Non Ora Quando.mov




Questo è lo slogan riferito alla manifestazione che si terrà il 13 febbraio in tutte le città italiane. Per poter partecipare, basta inviare una mail a: mobilitazione.nazionale.donne@gmail.com
e lasciare nome e cognome.
Questa mobilitazione non riguarda solo gli "affari" di Berlusconi, ma si interroga soprattutto sul ruolo delle donne in questo frangente epocale.
Siamo tutte diverse, con diverse aspirazioni, diversi obiettivi, eppure non possiamo smettere di credere in noi stesse come esseri individuali e distinti dagli uomini, mai da loro dipendenti. Se anche alcune di noi non parteciperanno, credo sia importante dedicare questa giornata almeno a questo pensiero...

http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/

sabato 29 gennaio 2011

E adesso passiamo ad altro....

Ci serve forse smorzare un pò i toni (ma non troppo...)
Mi è capitato nello zapping mattutino di imbattermi in una serissima e professionalissima rubrica del TG2 in cui si parlava di un tema femminile molto dibattuto...IL RITORNO DELLA PANCERA....Accidenti, tutto all'insegna del sexy più sexy e con leggeri ammiccamenti al tanto celebrato "burlesque"! Che dire, forse fino adesso pensavamo che le pancere fossero solo per donne anziane un pò in sovrappeso e adesso ci dicono che è l'accessorio immancabile di questa stagione...

Ah, però, hanno anche intervistato il pubblico. Ascolto le opinioni. La prima a parlare è una ragazza che, senza mezzi termini, dichiara di non volerla indossare...e poi, dulcis in fundo, sento parlare un arzillo signore un pò in là con gli anni che annuncia di non sopportarla sulla moglie e addirittura, con fare
dittatoriale, propone di toglierla dal mercato! E vai! Come se avessimo avuto proprio bisogno di queste testimonianze...

Ironia a parte, ma c'era proprio bisogno che gli organi di informazione dedicassero tempo a un servizio del genere? Ah, ho capito, meglio questo che parlare di che fine farà il governo o di che magra figura stiamo facendo all'estero. Ma sì la prossima volta sondaggio: che mutande portate? La classica mutanda della nonna o il sexy perizoma?

Non mi dilungo, solo una riflessione. Noi come donne stiamo zitte di fronte a questo modo di dipingerci, ma soprattutto chi si identifica in tutto questo? Quale ruolo occupiamo in questa società?

martedì 25 gennaio 2011

Una nuova avventura merita una qualche spiegazione....

Che dire, forse il titolo di questo blog vi può far pensare che questo spazio sia dedicato alle frivolezze del mondo femminile generalmente trattato dai settimanali di gossip...posso solo dirvi che quello di cui vorrei parlare qui non ha molto a che fare con la donna convenzionale, canonica, tradizionale insomma. Del resto chi vi scrive non ama essere piazzata in una categoria. Eh no, non c'è niente di certo qui, ma almeno la scelta di questa nuova avventura merita di essere spiegata a voi che mi leggerete.
Lo spunto mi viene da alcuni confronti e discussioni, dai quali purtroppo volenti o nolenti emergono luoghi comuni che non mi sarei mai aspettata...a dire la verità mai come in questo momento della mia vita (sono arrivata alla veneranda età di 35 anni!) mi è capitato di osservare così da vicino il mondo femminile. Mi sono sempre rifiutata di credere che le donne fossero aggressive, competitive, vendicative...e invece...Ebbene sì noi siamo anche questo, forse mi viene da dire che ultimamente lo siamo ancora di più! Ma perchè? Quali sono le condizioni che ci hanno portato a diventare più maschili dei maschi? E soprattutto cosa significa essere donne nel nuovo millennio? Vorrei cominciare questo viaggio con molti contributi, ma siccome non si può avere tutto subito, intanto proporrò qualche mia idea al riguardo, sperando di non essere solo una voce nel deserto...