giovedì 16 gennaio 2014

Diritto alla poligamia negli Stati Uniti



Legge e morale, due concetti che a volte si danno la mano e a volte si trovano ad essere in netto contrasto. Questo è il dilemma che si trovano ad affrontare in questi giorni gli Stati Uniti (e non solo!), in seguito ad una sentenza che ha lasciato molti di stucco. Ci si chiede se si sia raggiunto un elevato livello di civiltà o se, invece, si sia regrediti nel cammino verso i diritti civili. Da un lato chi afferma che deve esistere libertà nella scelta in cui si conduce la propria vita sessuale e chi d'altra parte evidenzia come si tenda in qualche modo a svilire alcuni diritti, confermati da tempo come "dati di fatto".
Sto parlando della sentenza sul diritto alla poligamia nello Stato dello Utah, che ha, storicamente, una folta presenza di gruppi mormoni.

Premesso che la sentenza appena pronunciata si riferisce non solo alla poligamia (uomo con più mogli), ma anche alla poliandria ( donna con più mariti) e che quindi vengono mantenuti i diritti di uguaglianza fra uomo e donna, ci si pone la domanda su come nei civilissimi e occidentalissimi Stati Uniti siano possibili queste forme di convivenza alquanto antiche.
Ricordo che la maggiorparte dell'Africa e del Medio Oriente è ancora legata a questa forma di costituzione famigliare, ma ricordo anche le innumerevoli storie di soprusi, maltrattamenti e violenze psicologiche subite dalle donne e ripeto dalle donne, perché comunque la storia vuole che siano in maggioranza gli uomini a preferire questa forma sociale, è raro sentire di donne con più mariti. Già, il caso vuole che siano le donne, come sempre, ad accettare questo stato di cose...

Comunque, tornando a bomba, questo caso nasce da un reality show. Sì, perché una famiglia di Mormoni e più precisamente un certo Kody Brown e le sue quattro mogli e i loro 17 figli, hanno pensato bene di partecipare ad un reality show che raccontasse le alterne vicende della loro numerosa famiglia. Niente di male, se non che, ovviamente nello Utah, stato in cui risiedono, la poligamia fosse illegale. Da qui la polemica sul presentare o meno il programma e da qui la conseguente sentenza del 14 dicembre scorso del giudice Clark Woddaups, che stabilisce il diritto alla poligamia dell'imputato.

La sentenza stabilisce nel dettaglio: "Il diritto ad adulti consenzienti di vivere la propria vita privata come preferiscono".
Va bene, tutto a posto allora! Certo, bisognerebbe capire e puntualizzare cosa si intende per "adulti consenzienti" e soprattutto cosa si intende per "vita privata", ma per la Corte Federale evidentemente sono solo dettagli.
Va bene, tutti tranquilli, tutto politicamente corretto. La famiglia Brown può partecipare al reality show (da cui ha guadagnato palate di soldi!!) e il Signor Brown può anche pubblicare un libro sulla sua  vita sentimentale, su quanto ama le sue mogli (peccato che di moglie legale ne venga riconosciuta solo una!) e su quanto la sua vita sia splendidamente spirituale.

Pare che ancora una volta ci si sia dimenticati che le leggi non devono essere delle pezze, dei tappabuchi, vie per proteggere interessi soggettivi, dovrebbero essere a tutela della società e dovrebbero anche creare paletti. Mi spingo a dire che dovrebbero anche creare dei limiti. La famiglia Brown non rappresenta la maggioranza.

Ma allora chi sono i civili e gli incivili, chi sono quelli legati al passato e quelli proiettati verso il futuro? In questa vicenda devo dire che non l'ho ancora capito.