martedì 22 luglio 2014

La Concordia sotto casa


Di ritorno dalle vacanze mi capita di assistere a numerosi cambiamenti nella mia città. Tutto sembra in fermento. Si aprono nuovi negozi e ristoranti, insomma l'estate è arrivata e i centri balneari sono sempre più affollati, quindi, direte voi, tutto nella norma. Eppure c'è qualcosa di più, qualcosa di diverso quest'anno e i giornalisti delle reti locali ne danno riprova.
Sta per arrivare qualcosa che, a detta di molti genovesi, potrà muovere letteralmente le acque, in tutti i sensi. Arriva la Costa Concordia in porto!
E, dico io, c'è da gioirne? Si può gioire dello smaltimento del relitto di una nave?
A quanto pare, sì...

Chiusi in un limbo anonimo e dimenticato, i genovesi sembrano svegliarsi dal torpore, immaginando possibile beneficio da questo protagonismo. I telegiornali parlano di terrazzi "vista Concordia", affittati a prezzi improponibili ai giornalisti. Gestori di ristoranti elettrizzati dal possibile afflusso di clienti. Tutto il circo mediatico viene visto con favore, mentre gli abitanti del Giglio non vedono l'ora di liberarsi dello spiacevole fardello che il relitto della nave ha rappresentato per tutti questi mesi.
Si parla con trionfo di nuovi posti di lavoro (peccato siano garantiti solo fino a dicembre!), di visibilità, di "Genova gioiello del mare". Ma allora dove sta la verità?

Certo, risulta difficile pensare che una disgrazia simile e di tali proporzioni possa risultare positiva. Chi pensa alle vittime? A quelle persone che pensavano solo di andare in vacanza e che improvvisamente sono state catapultate nel peggiore degli incubi. Chi pensa alle loro famiglie ancora desiderose di giustizia? Come fare a vedere in termini utilitaristici una catastrofe del genere? La verità è che si può anche fare, quando una città come Genova è stata per anni completamente dimenticata dalle istituzioni. Nessun piano industriale, né di sviluppo. Aziende che chiudono ogni giorno e relativi disoccupati a gravare sul sistema. Un servizio sanitario lacerato, poco efficiente. Servizi amministrativi a dir poco precari. Ebbene si può, quando intorno accade tutto questo. Arriva l'opportunismo. Speriamo solo non sia seguito dall'indifferenza che ha caratterizzato i residenti finora.
E allora, a malincuore, ben venga anche questo. Ben venga la Concordia sotto casa...

mercoledì 21 maggio 2014

Gli invisibili



E' imbarazzante che nonostante il progresso tecnico e tecnologico, siamo comunque rimaste le stesse ignobili creature dell'età della pietra. Insomma, tanta fatica per redimersi da uno stato di arretratezza e poi accorgersi e dover riconoscere che non si può proprio porre rimedio alla propria grettezza.
In tutto questo percorso accidentato che dovrebbe portarci, forse, alla redenzione, esistono persone disposte a cambiare e persone che, invece, si sono precluse ogni possibilità di evoluzione.
Sono questi gli invisibili di cui voglio parlare.
Non i dimenticati, i poveri, gli abbandonati, i malati. No! Coloro che la società non vuole vedere hanno ancora una possibilità di riscatto. Io intendo parlare di altre persone ancora più sfortunate. Intendo parlare dei colpevoli, sì, di coloro che si sono macchiati di colpe inenarrabili e perseverano nella colpa. Coloro che hanno sbagliato e non sono mai stati nemmeno scoperti, che vivono nell'ombra, andando contro se stessi e contro la civiltà.

Come si sente chi ha commesso un omicidio e rimane impunito, cosciente o non cosciente della sua colpa, ma comunque IMPUNITO? Come vive un truffatore, un ladro, un mercenario, una spia? Come conducono la loro vita? Me lo sono sempre chiesto, ho sempre fantasticato su quanti siano e dove siano. Magari ce li abbiamo a fianco sul pullman e neanche lo sappiamo...Questi sì che sono i veri INVISIBILI. Vivono nell'ombra, si mostrano per ciò che non sono, in realtà NON sono. Creature evanescenti, imperscrutabili, non vere.

Come vivrà chi ha ucciso, mentito, rubato? Si compiacerà pensando di non essere stato scoperto? O si torturerà nella sua colpa vivendo nella finzione di una vita non sua?
Fantastico troppo? Forse sono persone NORMALI, con una vita normale, quasi banale?

Filosoficamente parlando, queste persone sono vittime della loro colpa e in quanto tali si auto-emarginano dalla dignità umana.
La loro pena è la più severa. I loro peccati li pagano con il peccato, ovvero con la loro perseveranza nel peccato.

Milioni di casi giudiziari insoluti, senza risposta, senza un perché. Persone che aspettano invano giustizia. Ma questo è niente in confronto all'esistenza di questi disgraziati.
Tutto passa in secondo piano di fronte all'umiliazione di una vita del genere. Non so se provare pena o disgusto, ma davvero non posso concepire di vivere nella finzione.
Una vita così è solo una condanna.

lunedì 5 maggio 2014

Ragazze scomparse nel nulla- "Bring back our Girls"



Questo gridano le mamme di 234 ragazze rapite in una Scuola Secondaria a Chibok nel nord della Nigeria:"BRING BACK OUR GIRLS!" ovvero "Riportateci le nostre ragazze!". Lo chiedono alle organizzazioni umanitarie internazionali, ai capi di governo. Riceveranno risposta?

Le ragazze hanno tutte tra i 16 e i 18 anni e sono state rapite a scuola da un gruppo armato islamista, senza che nessuno fermasse questo scempio. E' dal 2009 che questi gruppi indipendentisti, localizzati nel nord del paese, cercano di instaurare la cosiddetta Sharia, la legge islamica.

Amnesty International stima che siano morte 2.300 persone dal 2010. 1500 sono morte fra gennaio e marzo di quest'anno. Fatti accaduti nella totale indifferenza, con il Presidente della Nigeria reso impotente di fronte a una situazione ormai fuori controllo.
Le ragazze sono introvabili, alcune obbligate a sposare i loro sequestratori o ridotte in schiavitù. Le ultime indiscrezioni parlano di un loro trasferimento nel Ciad o in Camerun.
Le loro madri hanno marciato verso la capitale amministrativa, Abuja, domandando un intervento internazionale. Si vuole arrivare a una guerra religiosa senza fine?
Quelle ragazze sono ormai un simbolo di libertà in un paese multiforme, molto moderno e arretrato insieme, di cui si sente parlare solo quando l'Occidente ha bisogno di petrolio. Rappresentano la libertà, la voglia di vivere, di ricevere un'educazione, di decidere del proprio futuro.

Possiamo mostrare la nostra solidarietà con un tweet usando questo hashtag:
#BringBackourGirls .

Per saperne di più: http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/nigeria-studentesse-rapite-costrette-sposare-boko-haram.aspx

http://www.internazionale.it/news/nigeria/2014/05/05/appello-di-malala-e-clinton-per-le-ragazze-nigeriane-rapite/

giovedì 6 marzo 2014

Devi solo dire "Basta!" - DOPPIA DIFESA 2014





In occasione della Festa della Donna, non posso che consigliare a tutti di andare sul sito di Doppia Difesa. C'è tempo fino al 9 marzo per contribuire con un sms alla campagna di tutela delle donne vittime di violenza.



Tutti noi possiamo fare qualcosa. Magari conosciamo donne che si trovano in situazioni difficili e non sanno come uscirne. Magari noi stessi non sappiamo cosa fare per loro. Ecco, questo è un primo passo...Basta soffrire in silenzio!!!

Ecco il link:

http://www.doppiadifesa.it/

lunedì 24 febbraio 2014

"Etica per un figlio"


L'ora di pranzo è diventata il mio momento di raccoglimento. Mentre preparo, fra cipolla tritata e sughi in ebollizione, mi frullano per la testa tante cose. E tutto questo lavorio mentale è corroborato dalla trasmissione di Rai Tre, PANE QUOTIDIANO, con una Conchita Di Gregorio, pacata, distensiva quasi ipnotica. Insomma, ogni giorno non posso fare a meno di farmi rapire da lei e da quello che racconta... adorabile!

In questo farneticare della mia mente sono rimasta particolarmente colpita da un filosofo/scrittore (come se si potessero scindere le due cose!!) di cui non avevo mai sentito parlare. Proprio in questo sta il valore aggiunto del programma: il piacere della scoperta. Trattasi di un programma di cultura, ma non per sapientoni. Dinamico, piacevolissimo da ascoltare, ma mai leggero, sempre dritto al punto, pronto a farsi domande anche difficili, serie e proprio per questo diventa un sano mezzo di divulgazione per i più giovani. Io, per esempio, lo consiglierei largamente nelle scuole. Ma comunque, torniamo al tema che voglio trattare. Il suddetto filosofo si chiama Fernando Savater ed ha scritto un testo sull'etica, ETICA PER UN FIGLIO, appunto.

Nel testo l'autore si immagina di parlare al proprio figlio in maniera diretta e colloquiale e affronta temi forti che hanno a che fare con gli archetipi di Bene e Male.
Innanzitutto fa un'utile distinzione fra morale ed etica.
La prima ha a che fare con l'insieme dei comportamenti che giudichiamo validi, la seconda rappresenta la riflessione su questi comportamenti validi e il confronto con altri modelli morali. In sostanza la nostra qualità sta proprio nel farci delle domande sui nostri comportamenti, cosa che altre creature viventi non fanno.

Citando Erich Fromm, psicanalista e sociologo tedesco, Savater afferma che l'uomo in fondo è "condannato a scegliere" sulla base di questa intrinseca riflessione su se stesso. Questa rappresenta, però anche la sua libertà. Libertà non è onnipotenza, ma il momento in cui, posti in una situazione estrema, scegliamo di dire semplicemente "sì" o "no". Fondamentalmente, quel momento che ci capita non lo abbiamo scelto, ma possiamo rispondere in modi diversi a quello che ci succede.
Per scegliere bisogna porsi di fronte delle priorità, ovvero quello che è davvero utile per me in questo momento e quello che, in un domani, potrebbe essere utile per me a lungo termine. Savater esorta suo figlio (e quindi anche noi!) a non essere degli imbecilli, a non vivere come capita. La radice del nome "imbecille" viene dal latino "baculus" , bastone, quindi definisce una persona che per vivere ha bisogno di un bastone, sia perché ha sempre bisogno di essere sostenuto, ma anche perché ha bisogno di essere educato tramite la logica del "bastone e della carota". Questo, certamente non sarà mai un individuo solido.

L'uomo, d'altra parte, per sopravvivere ha bisogno dell'altro, sia in termini di utilità personale, ma anche perché dal benessere degli altri dipende il suo equilibrio psico-fisico. In questo senso, l'utile coincide con il Bene. Se una società vive dei problemi, anche l'individuo vivrà male la sua esistenza e quindi il proprio bene equivale necessariamente al bene di tutti gli altri. Inutile, quindi, isolarsi nella contemplazione dei massimi sistemi, occorre mettersi in gioco.

Intervistato dalla Di Gregorio, Savater viene spinto a fare una riflessione su che cosa si intenda per società democratica. Lui senza esitazione afferma che la democrazia non significa dare potere al popolo. Democrazia è uguaglianza fra classi, dialogo fra le differenze e non imposizione di un valore di classe su un altro.

Sono tanti i temi che emergono da questo libro e per questo vi rimando alle sue innumerevoli recensioni, in modo da farvene un'idea. Io stessa ne ho letto solo alcuni frammenti, quindi tocca anche a me un po' di approfondimento.

Attenzione però, perché per Savater, l'approfondimento non si fa solo tramite internet. La rete "uccide", secondo lui, il nostro ruolo di ricercatori di risposte, indottrinandoci con fonti sempre univoche, mai complete. Ecco perché internet rappresenta solo uno dei tanti mezzi di conoscenza a nostra disposizione. Riferendoci ad altri mezzi come libri o giornali esercitiamo il nostro "potere di scelta" e quindi la nostra libertà.
Insomma, non smettiamo MAI di porci delle domande. Magari non otterremo risposte, ma il nostro percorso sarà stato certamente più interessante...


Ecco alcuni link:

http://www.panasur.it/sito%20personale/Etica%20per%20un%20figlio%20di%20Fernando%20Savater.pdf

http://www.libreriauniversitaria.it/etica-figlio-savater-fernando-laterza/libro/9788842082316



giovedì 16 gennaio 2014

Diritto alla poligamia negli Stati Uniti



Legge e morale, due concetti che a volte si danno la mano e a volte si trovano ad essere in netto contrasto. Questo è il dilemma che si trovano ad affrontare in questi giorni gli Stati Uniti (e non solo!), in seguito ad una sentenza che ha lasciato molti di stucco. Ci si chiede se si sia raggiunto un elevato livello di civiltà o se, invece, si sia regrediti nel cammino verso i diritti civili. Da un lato chi afferma che deve esistere libertà nella scelta in cui si conduce la propria vita sessuale e chi d'altra parte evidenzia come si tenda in qualche modo a svilire alcuni diritti, confermati da tempo come "dati di fatto".
Sto parlando della sentenza sul diritto alla poligamia nello Stato dello Utah, che ha, storicamente, una folta presenza di gruppi mormoni.

Premesso che la sentenza appena pronunciata si riferisce non solo alla poligamia (uomo con più mogli), ma anche alla poliandria ( donna con più mariti) e che quindi vengono mantenuti i diritti di uguaglianza fra uomo e donna, ci si pone la domanda su come nei civilissimi e occidentalissimi Stati Uniti siano possibili queste forme di convivenza alquanto antiche.
Ricordo che la maggiorparte dell'Africa e del Medio Oriente è ancora legata a questa forma di costituzione famigliare, ma ricordo anche le innumerevoli storie di soprusi, maltrattamenti e violenze psicologiche subite dalle donne e ripeto dalle donne, perché comunque la storia vuole che siano in maggioranza gli uomini a preferire questa forma sociale, è raro sentire di donne con più mariti. Già, il caso vuole che siano le donne, come sempre, ad accettare questo stato di cose...

Comunque, tornando a bomba, questo caso nasce da un reality show. Sì, perché una famiglia di Mormoni e più precisamente un certo Kody Brown e le sue quattro mogli e i loro 17 figli, hanno pensato bene di partecipare ad un reality show che raccontasse le alterne vicende della loro numerosa famiglia. Niente di male, se non che, ovviamente nello Utah, stato in cui risiedono, la poligamia fosse illegale. Da qui la polemica sul presentare o meno il programma e da qui la conseguente sentenza del 14 dicembre scorso del giudice Clark Woddaups, che stabilisce il diritto alla poligamia dell'imputato.

La sentenza stabilisce nel dettaglio: "Il diritto ad adulti consenzienti di vivere la propria vita privata come preferiscono".
Va bene, tutto a posto allora! Certo, bisognerebbe capire e puntualizzare cosa si intende per "adulti consenzienti" e soprattutto cosa si intende per "vita privata", ma per la Corte Federale evidentemente sono solo dettagli.
Va bene, tutti tranquilli, tutto politicamente corretto. La famiglia Brown può partecipare al reality show (da cui ha guadagnato palate di soldi!!) e il Signor Brown può anche pubblicare un libro sulla sua  vita sentimentale, su quanto ama le sue mogli (peccato che di moglie legale ne venga riconosciuta solo una!) e su quanto la sua vita sia splendidamente spirituale.

Pare che ancora una volta ci si sia dimenticati che le leggi non devono essere delle pezze, dei tappabuchi, vie per proteggere interessi soggettivi, dovrebbero essere a tutela della società e dovrebbero anche creare paletti. Mi spingo a dire che dovrebbero anche creare dei limiti. La famiglia Brown non rappresenta la maggioranza.

Ma allora chi sono i civili e gli incivili, chi sono quelli legati al passato e quelli proiettati verso il futuro? In questa vicenda devo dire che non l'ho ancora capito.

sabato 14 dicembre 2013

Desideri

 
E' tempo di feste, tempo di regali...a casa mia è anche tempo di numerosi compleanni. La gran parte dei miei parenti, me compresa, hanno deciso di venire al mondo a dicembre, quindi ci si deve impegnare di più per trovare il regalo giusto . E allora è anche tempo di torte e più precisamente di candeline. "Che ci azzecca?", direte voi. Beh, mi interessa soffermarmi sul  momento fatidico nel quale qualcuno ti urla sempre: "Dai, esprimi un desiderio!"
Non è un momento da poco. E' qualcosa che succede, in genere, solo una volta all'anno ed è per questo degno di nota.

Pensavo si fosse ormai estinto in me quel sentimento, credevo non ci fosse più quella scintilla per cui ci si abbandona a quell' istante, perché tanto mi dico che ho pensato tante di quelle volte a ciò che desideravo e alla fine non è mai successo niente, anzi, a volte, mi sono caduti tanti di quei mattoni in testa...Ma no, invece no, ogni anno ci casco e spero...spero come una bambina che qualcosa possa cambiare come per magia.

Il problema che si pone è, però, sempre lo stesso. Cosa desidero veramente? E un pò lo chiedo anche a voi: "Cosa desiderate?"  Perché di un oggetto che desideriamo ci possiamo anche togliere lo sfizio, quello passa e va, ma più difficile è pensare cosa desideriamo possa cambiare per noi stessi e per gli altri come persone . E poi potremmo anche sbagliare, in questo senso, auspicandoci qualcosa di cui non possiamo conoscere le conseguenze.

Lo so, lo so è troppo più grande di noi, eppure vorrei che qualcosa cambiasse. Ci sono situazioni in cui non mi ritrovo più, sento discorsi là fuori che non hanno né capo né coda, gente che si lamenta senza capire l'origine della sua lamentela, situazioni fuori ogni logica comprensibile, voci confuse, rumori scomposti di una società che si comprime su se stessa in cerca di non si sa bene cosa. In definitiva ho paura e in genere si ha paura di ciò che non è famigliare o lontano dal nostro sentire. E nonostante questo, ho voglia di capire e di ascoltare e non mi va di rimanere in disparte e puntualizzare solo quello che non va bene intorno a me.

Ecco adesso so cosa devo chiedere quando spegnerò le candeline...ma non ve lo dico neanche sotto tortura, altrimenti non si avvera!