giovedì 21 aprile 2011

Domande scottanti

Giorni fa quando mio figlio di quattro anni mi ha chiesto con una spontaneità disarmante che cosa si festeggia a Pasqua, sono rimasta volutamente vaga, perchè mi sono resa conto che non sapevo come iniziare il discorso. Gli ho risposto che si trattava di una festa della rinascita (chissà che avrà pensato il mio piccolino...) e poi ho divagato su temi riguardanti la primavera e la natura. Che dire, io, da credente, non so come spiegare che cosa si festeggia a Pasqua? Ebbene sì, proprio per il percorso che mi ha portato ad avere fede, ho voluto, forse sbagliando, soprassedere ed evitare a mio figlio un discorso complesso, un tema su cui si fonda tutta la dottrina cristiana: la Resurrezione di Cristo. La mia mente ha vagato per cercare di trovare nella Bibbia una testimonianza che potesse far comprendere questo argomento anche a chi non ha fede o a chi semplicemente voglia affacciarsi alla fede...non l'ho trovata.
Mi sono resa conto di quanto il credere sia un processo in divenire che deve essere individuale, incondizionato e soprattutto non inquadrato. Io non sono stata battezzata ed ho scelto lo stesso percorso per mio figlio(vi assicuro che molte mamme inorridiscono di fronte a questa rivelazione!). La fede non è un'imposizione, ma una nuova chiave di lettura che permette a ciascuno di essere libero e indipendente nel suo pensiero. Sembrerà paradossale, ma oserei dire che, per me, avere fede è stato l'unico modo di essere veramente libera, e so che questo farà saltare sulle sedie tutti coloro che si affidano al pensiero razionale.  
E così, visto che si avvicina la Pasqua, sarebbe bello chiedersi cosa significa essere liberi . E'sempre necessario essere contestatori o controcorrente? Visto? Vi lascio anche i compiti per le vacanze...
 
Che sia una Pasqua di trasformazione per tutti! 

domenica 3 aprile 2011

Quella solita insostenibile leggerezza dell'essere...


Mi sono assentata per un pò, non senza frutto, mi piace pensare...Ho ripreso, infatti, un libro a cui tenevo molto. Un libro che non solo mi ha accompagnato nei miei anni universitari, ma che è anche stato di riferimento in anni più recenti, vista la sua fruibilità. Lo si potrebbe cominciare da qualsiasi parte, da qualsiasi capitolo, per ritrovarsi sempre a riflettere su una parte della nostra vita. Io lo definirei davvero un libro per tutti, anche se la sua tematica è piuttosto circoscritta. Il titolo mi aveva incantato fin dall'inizio, un misto di libro medico e libro di vita: "MALIGNANT SADNESS- The Anatomy of Depression".

Per chi non mastica neanche lontanamente l'inglese vado subito a tradurlo:"TRISTEZZA PATOLOGICA- Anatomia della Depressione". Purtroppo, che io sappia, non esiste ancora una traduzione in italiano di questa pubblicazione e non nascondo che avrei la tentazione di farla io (ebbene sì sono una traduttrice...), ma non ambisco a tanto. Di questi tempi è già tanto svegliarsi e gioire per una bella giornata di sole!

Tornando a monte, si tratta di un tentativo da parte dell'autore, Lewis Wolpert, un biologo colpito da una severa forma di depressione, di trattare di questa malattia scoprendone le cause principali. Ci sono, secondo lui, due modi di comprendere la depressione, uno prettamente psicologico e uno biologico. La depressione è in fondo un'emozione normale che può diventare patologica, "maligna" appunto come dice l'inglese.
Esplora inoltre come le varie culture interpretino la depressione( ciò che in Europa è una causa di depressione non lo sarà certamente in Africa) e tenta di fornirci una possibile cura. Al termine del libro arriva addirittura a chiedersi se sia possibile evitare questa patologia.

A cosa voglio arrivare, vi chiederete? Semplice, la risposta è che non esistono mai risposte definitive. Non esiste mai la parola fine a nessun percorso, pur se approfondito. L'autore stesso non sa spiegare perchè sia caduto in depressione, che cosa abbia scatenato in lui un momento così drammatico da indurlo a farsi ricoverare.

Non si conosce finchè non si prova, non solo la depressione, ma qualsiasi evento umano. Siamo nel mezzo di un viaggio, a bordo di un treno da cui non possiamo scendere, perchè altrimenti non sapremmo mai dove siamo arrivati. Il fine è questo: intraprendere questo viaggio nel modo più onesto e decoroso possibile, sperando nel percorso di non farci troppo schifo e mai avendo paura di risultare antipatici.

Più passano gli anni e più mi voglio concedere il lusso di diventare insopportabile agli altri. Un lusso, in un mondo deturpato dall'omologazione. Non che sia sempre necessario distinguersi, ma essere onesti sì, quello lo dobbiamo a noi stessi.
La depressione è una manifestazione dei nostri tempi e come tale va anche vissuta e affrontata. Che nessuno cerchi di nascondere le sue incertezze sull'argomento.