sabato 14 dicembre 2013

Desideri

 
E' tempo di feste, tempo di regali...a casa mia è anche tempo di numerosi compleanni. La gran parte dei miei parenti, me compresa, hanno deciso di venire al mondo a dicembre, quindi ci si deve impegnare di più per trovare il regalo giusto . E allora è anche tempo di torte e più precisamente di candeline. "Che ci azzecca?", direte voi. Beh, mi interessa soffermarmi sul  momento fatidico nel quale qualcuno ti urla sempre: "Dai, esprimi un desiderio!"
Non è un momento da poco. E' qualcosa che succede, in genere, solo una volta all'anno ed è per questo degno di nota.

Pensavo si fosse ormai estinto in me quel sentimento, credevo non ci fosse più quella scintilla per cui ci si abbandona a quell' istante, perché tanto mi dico che ho pensato tante di quelle volte a ciò che desideravo e alla fine non è mai successo niente, anzi, a volte, mi sono caduti tanti di quei mattoni in testa...Ma no, invece no, ogni anno ci casco e spero...spero come una bambina che qualcosa possa cambiare come per magia.

Il problema che si pone è, però, sempre lo stesso. Cosa desidero veramente? E un pò lo chiedo anche a voi: "Cosa desiderate?"  Perché di un oggetto che desideriamo ci possiamo anche togliere lo sfizio, quello passa e va, ma più difficile è pensare cosa desideriamo possa cambiare per noi stessi e per gli altri come persone . E poi potremmo anche sbagliare, in questo senso, auspicandoci qualcosa di cui non possiamo conoscere le conseguenze.

Lo so, lo so è troppo più grande di noi, eppure vorrei che qualcosa cambiasse. Ci sono situazioni in cui non mi ritrovo più, sento discorsi là fuori che non hanno né capo né coda, gente che si lamenta senza capire l'origine della sua lamentela, situazioni fuori ogni logica comprensibile, voci confuse, rumori scomposti di una società che si comprime su se stessa in cerca di non si sa bene cosa. In definitiva ho paura e in genere si ha paura di ciò che non è famigliare o lontano dal nostro sentire. E nonostante questo, ho voglia di capire e di ascoltare e non mi va di rimanere in disparte e puntualizzare solo quello che non va bene intorno a me.

Ecco adesso so cosa devo chiedere quando spegnerò le candeline...ma non ve lo dico neanche sotto tortura, altrimenti non si avvera!



 

martedì 26 novembre 2013

Educare alla NON-VIOLENZA



Come sapete, ieri si è svolta la Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne . Violenza che si manifesta ormai in ogni ambito della nostra vita. Lo sperimentano già i bambini delle elementari nelle classi e molti genitori non sempre aiutano in questo. Quante volte, infatti, abbiamo sentito dire da "certe" mamme: "Se quel bimbo ti picchia, picchialo anche tu!"

La questione non è affatto semplice e le manifestazioni di ieri dovrebbero trasformarsi in occasione di riflessione. Occorre instillare un'educazione alla NON-VIOLENZA, dare cioè i mezzi alle nuove generazioni per gestire le tensioni e l'aggressività. Non ha senso colpire severamente quando si dovrebbe fare un'operazione mirata e capillare per far sì che la violenza non diventi un modo di vivere. Certo, le leggi contano eccome, devono tutelarci e devono essere chiare in ogni loro aspetto a tutela dei più deboli. Ricordiamoci che dietro donne picchiate e violentate ci sono spesso bambini disagiati che potrebbero anch'essi diventare molestatori. Per evitarlo, una delle strade possibili è quella di condannare ogni tipo di violenza sempre. Violenza significa anche insultare o attaccare chi ci passa davanti in coda alla posta, per cui è necessario dire no all'aggressività in ogni sua forma e manifestazione.

E allora educhiamo ed educhiamoci!

http://www.diregiovani.it/rubriche/il-video-del-giorno/26793-non-silenzio-giornata-violenza-women.dg

http://www.repubblica.it/politica/2013/11/25/news/femminicidio_giornata_internazionale_contro_violenza_su_donne-71881617/

lunedì 14 ottobre 2013

"Cieli deserti"

Questo è il titolo del mio ultimo racconto, che dopo alcune peripezie, sono riuscita a pubblicare online. Non sono molto avvezza al mondo dell'editoria digitale, quindi non vi nascondo che ho avuto non pochi problemi ad entrare in questo mondo del 2.0 (ancora ci sto lavorando!).
Comunque se vi va di leggere qualcosa di mio seguite questo link:

"Cieli deserti" di Cabi

Purtroppo la copertina del libro che compare sul sito non è quella che avevo originariamente scelto perché il sistema non me lo carica. Questa è l'immagine a cui avevo pensato

 
Aspetto i vostri commenti!

giovedì 5 settembre 2013

Uno, nessuno, centomila.


Che salti mortali hanno fatto le nostre mamme! Adesso che sono mamma anch'io, me ne rendo conto. Cosa non hanno fatto per assicurarci la serenità. Hanno persino cercato di cambiare la realtà, di modificarla e plasmarla come più potevano, tutto per farci sentire speciali. Certo non tutte le mamme sono così, ci sono anche mamme che ti smontano, che ti amputano l'anima, che ti fanno sentire un inetto e dicono pure che lo hanno fatto per il tuo bene. Sbagliano. Sono umane.

Ma da qualche parte, comunque, esiste sempre qualcuno che ci fa sentire speciali. Che ci fa stare bene. Possono essere amici, compagni di vita, anche persone incontrate casualmente. C'è sempre qualcuno che può farci sentire così importanti da pensare che forse tutti i nostri sforzi non sono stati vani, che ne valeva la pena, che tutto quello che ci è successo alla fine aveva un senso.

Ma proprio quando hai imparato ad inebriarti del dolce profumo della completezza, arriva sempre qualcosa che ti fa cadere. Tutta quella struttura cede. Ti eri solo illuso di essere una persona speciale, perché come te ce ne sono centomila là fuori con le tue stesse esperienze, con la tua stessa sofferenza, con la tua stessa voglia di migliorare. Non sei unico, non c'è proprio niente di particolare in quello che fai. La tua vita potrebbe essere la fotocopia di quella di tanti altri, quindi perché differenziarsi? Perché cercare di migliorare, perché lottare, se i casi della vita sembrano inevitabilmente portarci sempre sulle stesse strade già percorse da altri prima di noi?

Arriva il momento in cui ci rendiamo conto di essere sostituibili anche nelle vite di quelle stesse persone che ci hanno fatti sentire speciali. Che ironia!- "Se non ci fossi io? Ci sarebbe qualcun altro!".
Terribile vero? Ma questo è il mondo che va avanti, il pianeta Terra che continua a girare con o senza di noi, la Natura che sopravvive e si trasforma con o senza la nostra presenza. Tutto scorre, indipendentemente da noi e dal nostro volere. Eppure continuiamo a lottare per esserci e per esistere, per affermare ancora una volta che siamo noi con il nostro nome e cognome, con il nostro pensiero e con le nostre azioni. Che paradosso!

Possiamo rassegnarci al nostro destino? Possiamo accettare questa realtà? Anche se la nostra visione delle cose è davvero miope, non potremo mai esimerci dal voler affermare la nostra unicità, a volte anche vantandoci di ciò che abbiamo detto e fatto.
Amiamo sbagliare, amiamo sentirci umani.  

martedì 13 agosto 2013

Oprah e la borsetta di coccodrillo



"Agire al meglio nel momento presente ci consente di trovarci in una posizione migliore per il passo successivo" (Oprah Winfrey)



Sembrerebbe quasi il titolo di una fiaba a lieto fine e invece il finale di questa storia è ben lontano dall'essere felice. Forse ne conoscerete già i dettagli, visto che se n'è parlato ampiamente in questi giorni. Dato che però molti, per via delle ferie, saranno impegnati in ben altre faccende che interessarsi al mondo del gossip, esporrò a larghe linee i particolari della vicenda.

Oprah Winfrey, regina indiscussa dei talk show americani, stra-miliardaria e appagata da una buona carriera cinematografica, fa una bella vacanza in Svizzera, precisamente a Zurigo. Passando di fronte ad un negozio prova il desiderio irrefrenabile di comprarsi una borsetta di coccodrillo. Entra e si imbatte in una commessa alquanto maleducata. Tutto potrebbe finire qui, peccato che poi questa storia si trasformi in un caso di razzismo denunciato addirittura in diretta tv. Già, perché la maleducata commessa, tra l'altro italiana, ha la malaugurata idea di far notare alla signora Winfrey che la tanto agognata borsetta era troppo costosa per le sue tasche...

"COSA?! Ha osato dire che io non posso permettermi la borsetta? Ma chi si crede di essere? Non sa ovviamente chi sono!"- avrà pensato nella sua testa la signora Winfrey.

E allora come trasformare l'umiliazione in qualcosa di eclatante, qualcosa che abbia il massimo clamore? Ecco la risposta di questi giorni. Solo così si può spiegare la più ridicola delle vicende, una vicenda che poteva benissimo essere archiviata come uno spiacevole incidente. No, la signora Winfrey decide di appellarsi alla più terribile delle accuse, quella di razzismo.

Ebbene, se ogni volta che incontriamo qualcuno di antipatico e spiacevole non sappiamo come fargliela pagare, ora abbiamo la risposta: lo denunciamo per discriminazione.

Ora, nessuno di noi sa esattamente quello che è successo, ma al di là di questo, ammettiamo per un momento che sia successo, pensiamo veramente che la discriminazione si manifesti in questo modo?
Perché davvero allora abbiamo perso la bussola! Il razzismo è una cosa seria e credo che la signora Winfrey si dimentichi di essere una privilegiata, che molti altri lottano ogni giorno per i diritti basilari di rispetto e uguaglianza. Io non sono stata immune da discriminazioni, tuttora sono vittima di pregiudizi per via delle mie origini, ma non mi sono mai sognata di farne il mio alibi, perciò mi viene da ridere quando sento parlare di razzismo dalla stra-miliardaria Oprah....

Le parole hanno un peso, un valore e non vanno sventolate a vanvera, questo proprio perché nel mondo vale tutto e il contrario di tutto. Vanno soppesate e collocate nei giusti contesti. Io sto dalla parte dei deboli, di coloro che non hanno voce né mezzi per farsi rispettare. Verso questi soggetti dobbiamo volgere il nostro interesse e non a chi vuole portare acqua al suo mulino, magari per qualche desiderio di notorietà.

mercoledì 24 luglio 2013

Crisi? Ma quale crisi!



Di ritorno da alcuni giorni di vacanza brevi, ma intensi durante i quali non ho quasi mai acceso la tv o letto le notizie, devo constatare che tutto è cambiato. Eppure mi sembrava che le cose non fossero destinate a cambiare così drasticamente. Ma ecco che il telegiornale mi dà prova della mia ignoranza.

Dovevo immaginarlo che ero rimasta indietro. Basta che mi distragga un attimo e guarda qui cosa succede. Come non ho fatto ad accorgermi che la crisi era finita!
Perché è finita vero? Le reti RAI ce lo confermano a gran voce. Non si parla più di gente che si suicida per i debiti o dell'alto tasso di disoccupazione, né tantomeno del numero di giovani che hanno già lasciato l'Italia per cercar fortuna all'estero. No, le notizie ormai sono cambiate. Questa è roba vecchia! Mi vien da dire che forse appartiene già al passato.

Il vento è cambiato! Basta piangersi addosso! Perché tutti i media sono andati già oltre. Si parla solo più del "Royal Baby" e dello "Scandalo Kazako". Vuol dire che tutto il resto è a posto, vero?

Ditemelo, confermatemelo voi, perché non ci sto capendo più niente. Fatemi capire. Dunque, in questo frangente politico- economico, non mi devo più preoccupare di quello che verrà. Chi lo avrebbe mai detto? Possiamo permetterci di parlare del futuro erede al trono britannico e magari titillarci la mente con qualche intrigo internazionale vecchio stampo. Gli ingredienti ci sono tutti per sognare e lasciarci andare...
Basta crederci...

Milioni di italiani passano notti insonni aspettando di conoscere il nome del neonato reale. Che sogno! Che bello vedere le immagini della nursery o del lettino dove dormirà, potevamo farci mancare anche questo?
E poi non ci fa sognare un nome come quello di Alma Shalabayeva? Sembra uscito da un romanzo di appendice. E non ci fa forse intrigare questa vicenda di passaporti veri o falsi che siano e elementi di spionaggio alla Hitchcock?
Bene, bene, il peggio è passato. Cari italiani non vi angosciate più, andate al mare, non vi rimane altro che sognare!

 

sabato 15 giugno 2013

E se domani (è un altro giorno...)


E se domani ci fossero sogni da SOGNARE.
E se domani si imparasse a SORRIDERE di più.
E se domani ci fosse TEMPO DA DARE e non da sprecare.
E se domani ci fosse il PIACERE della scoperta.
E se domani si capisse il vero valore della LIBERTA'.

Allora ci sarebbe una generazione nuova, pronta a ogni avversità, pronta a rischiare, pronta a costruire.
Per ora non c'è, ma perchè?

Sono i nostri figli, li conosciamo bene, li abbiamo educati bene, gli abbiamo dato solo il meglio... E allora?
Come mai? Perchè questi giovani si sentono così svuotati?
La risposta non ce l'ha nessuno, ma la spinta, quella scintilla, la dobbiamo dare a questi figli. Li dobbiamo spronare, dobbiamo sapergli dare la mano e guidarli per questa strada impervia che è la vita.
Diciamo loro che il mondo là fuori è grande e vario, che la vita è sì instabile, mutevole, piena di colpi di scena, ma diciamo loro anche che si divertiranno, che avranno grandi soddisfazioni! Magari non avranno la vita che si aspettavano, ma ne sarà valsa la pena, nonostante tutto.
Perchè allora se l'unica parola che sappiamo dire è CRISI, allora abbiamo fallito già in partenza, abbiamo costruito una generazione di depressi.

Qualcuno dirà che i nostri figli saranno più insicuri e avranno meno mezzi di quanti ne abbiamo avuti noi. Io preferisco pensare che avranno una vita diversa, ben più varia ed emozionante. Mi illudo? Sarà... ma voglio farlo in grande!                                                                             

venerdì 10 maggio 2013

Un brutto risveglio



Non tutto il male viene per nuocere. Perchè finchè c'è speranza di cambiamento ogni barriera diventa invisibile, ogni muro di ostilità può essere abbattuto. No, non sto ancora delirando, anche se è un periodo in cui o per una ragione o per un'altra non riesco a dormire bene.

Quello a cui assistiamo in questi giorni ha dell'incredibile, almeno per me che forse da troppo tempo vivo in un mondo tutto mio. Mi sono posta molte domande sul senso di vivere ancora qui, in questo paese che è il mio paese, ma non lo è completamente, perchè le mie origini sono anche "altre".

Mi sono chiesta come posso proteggere mio figlio, un "mezzo sangue" come me, dalle brutture di una società che in fondo vede ancora le culture "altre" come qualcosa da temere e non da incentivare o da scoprire.Il "political correct" non regge più e la società italiana si mostra per come è: una società che ha ancora paura di ciò che è diverso da sè e non vede la cultura dell'accoglienza come qualcosa che arricchisce, ma che invece toglie.

Beh, ve lo dice una "mezzo sangue", non vi viene tolto proprio niente! Avrete solo un'occasione in più per capire in che direzione si sta inevitabilmente andando.

L'Italia non è fatta solo più di italiani, questa è l'ovvietà. La scuola ce lo dimostra quando all'uscita, andando a prendere i nostri figli, vediamo facce di ogni foggia e colore e distinguiamo idiomi diversi. Lo vediamo in vari settori lavorativi. Alle casse dei supermercati, nelle fabbriche, nelle agenzie di viaggio e, credeteci o no, anche negli uffici amministrativi e nelle banche. Credete che stia vivendo in un mondo parallelo?

Quanti di voi sanno che la maggiorparte dei settori che dominano le nostre vite sono gestiti da stranieri? Quanti di voi sanno che il mondo dell'associazionismo e anche del volontariato fonda i propri pilastri sugli stranieri? Sapete quanti medici di base stranieri ci sono in Italia?

Il brutto risveglio non credo di averlo io. E allora ringrazio persone come la ministro Cècile Kyenge, che nonostante tutto vanno avanti, perchè vogliono andare oltre la coltre del buonismo e dell'invisibilità. Già, perchè c'è una buona fetta di società che è stufa di stare zitta, è stufa di essere invisibile, di stare ai margini. Ci sono professionisti in questo paese che solo per il fatto di essere neri o di qualsiasi altro colore, sono trattati con sospetto, ancora come degli ignoranti.
In fondo la ministro è solo un simbolo. E' là a ricordarci che esiste anche un'altra Italia di cui nessuno si ricorda e che è scomoda da accettare.

Ma il mondo là fuori è grande, molto più grande dell'Italia, che chiusa nel proprio provincialismo, si dimentica che ci sono più italiani fuori dal paese che sul territorio.

Grazie ai cori razzisti! Grazie all'intolleranza! Grazie ai commenti bigotti, perchè mi stanno dando forza. Mi stanno dando sempre di più la consapevolezza di contro cosa devo lottare, anche nel mio piccolo. Per me, per la mia famiglia mista, per il futuro di tanti ragazzi nati e cresciuti in Italia e che devono sempre sentirsi ai margini solo perchè le loro famiglie hanno origini "altre".

GRAZIE A QUESTO PAESE! Grazie per tutto quello che mi ha insegnato e continua ad insegnarmi.

giovedì 2 maggio 2013

L'utile e il giusto



Questo è un paese anomalo. E mi direte: "Lo sapevamo già!". Già lo sanno tutti, ma io non riesco ancora a fare i conti con le sue contraddizioni. E penso- "Sarò l'unica a pensarla così?"

Questo è un paese dove i termini Italia e Italiani NON vogliono dire la stessa cosa. Dove gli abitanti non si sentono facenti parte del territorio in cui vivono.
"Eh, ma io sono di Salerno!"-mi diceva qualche tempo fa un amico campano
"Vuoi mettere la differenza con Napoli?"
Ma poi vuoi mettere un Pisano e un Fiorentino nella stessa stanza? E poi i Lombardi non sono mica tutti uguali. Che dire dei Bresciani e poi Bergamo alta, Bergamo bassa?
Insomma, tutti ci sentiamo detentori della nostra piccola verità nella nostra piccola realtà e poi ci stupiamo perchè in Europa non ci capiscono e ci guardano strano...

Questo è un paese dove il Ministro per l'Integrazione divide invece di unire. Dove il suo essere nera e sottolineo nera e non "di colore", come i buonisti benpensanti la definiscono, non può fare il Ministro come Dio comanda perchè viene continuamente etichettata e criticata con toni razzisti che non risalgono neanche al Medioevo, ma che fanno parte di un periodo oscurantistico ben più atavico.
La Ministro Cècile Kyenge non è solo rea di essere donna in un ambiente che fino all'altro ieri era prettamente maschile, ma è anche...nera! Cavoli, nel 2013 non credevo ci si dovesse ancora confrontare con l'idea che i neri sono degli ignoranti appena scesi dall'albero della palma. Però!

Questo è un paese dove si passa più tempo a parlare dei carnefici che delle vittime. Mentre una povera ragazza piange e si dispera al capezzale del padre carabiniere colpito da un colpo di pistola senza un perchè, mentre faceva il suo dovere, mentre difendeva le istituzioni, si perde tempo a capire la psicologia del disgraziato che gli ha sparato a bruciapelo. Ci interessa di più conoscere i risvolti della sua vita: perchè era così disperato? Perchè la moglie non gli è stata vicino? Perchè lo Stato non ha capito? Perchè non gli facciamo anche una carezzina già che ci siamo? Poverino...aveva perso il lavoro lui, era depresso...già, come se questo lo autorizzasse un giorno ad ammazzare senza pietà delle povere persone che avevano la sola colpa di trovarsi là, a Palazzo Chigi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Io vivo qui come voi in questo paese. Potrei andarmene domani da questo sfacelo, ma non lo faccio. Perchè, direte voi? Perchè ancora credo che al di là dell'utile esista qualcosa di più importante, il giusto. In un paese imbarbarito in cui vale tutto e il contrario di tutto, dove al sogno, la bellezza, il senso della visione si è preferito dare spazio all'opportunismo, la furbizia, la legge del più forte (ovvero di quello che urla di più), io voglio esserci, anche come minoranza, a ribadire il mio pensiero, a dire a tutti che esiste qualcosa di diverso, che la vita vera non è quella che viene descritta in TV, che anche nella minoranza si può fare un gran frastuono. E allora io voglio dire tutto questo oggi, in questo paese anche con una vocina flebile, quasi sussurrata. Non importa cosa succederà, io intanto ci ho provato...

lunedì 22 aprile 2013

Il peso dei libri



Come ogni anno il 23 aprile ricorre la Giornata Mondiale del Libro. I principi fondanti che istituirono questa giornata furono la promozione della lettura e della pubblicazione di libri, nonchè la protezione della proprietà intellettuale attraverso il copyright. Questa ricorrenza fu patrocinata dall'UNESCO a partire dal 1996.

In tutte le scuole sono previste diverse manifestazioni e attività didattiche volte a stimolare l'interesse per la lettura nelle giovani generazioni. La digitalizzazione, internet, l'era 2.0 per intenderci, hanno infatti trasformato l'approccio dei giovani verso la lettura. I libri non sono più oggetti concreti con una loro esistenza materiale, ma sono anche diventati "virtuali" grazie all'avvento dell' e-book e la loro fruizione, sempre più veloce, ha conseguentemente cambiato il senso che si dà al proprio rapporto con l'opera letteraria.

Questa è un' occasione per pensare a tutto questo, ecco perchè ne approfitto per interpellare proprio voi che mi leggete ed ecco che si svela il titolo di questo post: IL PESO DEI LIBRI.

Che peso hanno i libri nella vostra vita? Esiste un libro che vi ha cambiato la vita o che comunque ha avuto una certa influenza sulla vostra vita? O ce n'è più di uno?
Se vi va me lo potete raccontare...ASPETTO I VOSTRI COMMENTI!

giovedì 21 marzo 2013

Storia di un corpo



Ci sono giorni in cui sentiamo di dover essere più indulgenti con noi stessi, giorni in cui preferiamo soprassedere sui nostri difetti o sulle nostre carenze. E' giusto, ogni tanto...

"Non è colpa mia se sono così insopportabile, dipende dalla mia infanzia!"
"Non createmi dei problemi su questa cosa. Tutto parte dal rapporto con i miei genitori"
"Io sono fatto così...è nei miei geni!"

Chi non ha detto o pensato queste cose almeno una volta nella vita. Beh, che dire, erano tutti degli alibi. Tutti espedienti, insomma. Se volete veramente appellarvi a qualcosa che va al di là della vostra portata o della vostra volontà, prendetevela con qualcos'altro la prossima volta.

Grazie a questo libro ho imparato che ciò che davvero ci influenza, anche se noi vorremmo andare in un'altra direzione, è il corpo. Sì proprio lui, questo sconosciuto, che quando meno ce lo aspettiamo ci spiazza, ci delude perfino, proprio quando vorremmo dare il massimo.

Questo per me è stato il messaggio del libro che sto leggendo:

STORIA DI UN CORPO- Daniel Pennac- editore Feltrinelli

Un libro che ho cominciato a leggere a Natale e che poi ho interrotto per un pò. L'ho ripreso proprio oggi e sono stata risucchiata di nuovo in quel vortice di emozioni che Pennac riesce ad esaltare al massimo. Eppure lo scopo è proprio quello di andare oltre le emozioni e fare un dettagliato racconto (nello stile di un diario vero e proprio) dello sviluppo del corpo del protagonista.
Un uomo lascia come testamento alla propria figlia un diario in cui ha annotato gli anni dello sviluppo e della decadenza del proprio corpo dall'età di 12 anni fino alla morte.
Commovente. Una testimonianza senza fronzoli e senza indugi che va al sodo, trattando di argomenti anche apparentemente frivoli (o volgari come dir si voglia!), come quando il protagonista fa l'elenco di quante volte è andato in bagno o quante volte ha fatto l'amore o quante ore ha dormito. Tutto però si fonde bene nel contesto e crea un'armonia in questo racconto di contrasti e contraddizioni.

Sul retro della copertina c'è poi una frase che non ti lascia scampo: "Un romanzo fortemente raccomandato a tutti quelli che hanno un corpo".

Pennac è un autore che si legge con piacevolezza. Che usa frasi concise, ma ad effetto, che ti cattura e ti spiazza sempre. Io e mio marito siamo ormai degli appassionati dei suoi romanzi e anche questa volta credo proprio che non rimarremo delusi.

Questo è un libro che potete iniziare, lasciare, prendere, riprendere, perchè è in forma di diario con date e riferimenti, perciò non ne perderete la magia strada facendo.

Quindi, da oggi in poi non appellatevi a scuse senza senso quando le cose vi andranno male, dite semplicemente:
"Ehi, sono io, questo è il mio corpo e anche questa volta mi ha lasciato per strada!". Forse anche gli altri si sentiranno più compartecipi.

BUONA LETTURA! 


sabato 9 marzo 2013

Il volto della violenza




All'indomani della Festa della Donna mi sento di consigliare a tutti questa nuova serie che avrà inizio il 17 marzo su Real Time, canale digitale 31.
Un modo per dare un volto ai soprusi con autentiche testimonianze di donne che hanno subito violenza fisica e psicologica .
Ricordiamoci delle donne tutti i giorni!

martedì 5 marzo 2013

The Day After- Sindrome da giorno dopo



Se qualcuno fosse entrato in coma, diciamo tre settimane fa, e si fosse risvegliato proprio oggi, riceverebbe sicuramente un shock. Voglio dire, ma quante cose sono successe a febbraio? Un mese corto corto di cui in genere nessuno si accorge nemmeno, non foss'altro per il Carnevale, e che adesso rischia di essere l'ago della bilancia per il futuro di questo 2013.

Si cambia. Cambia tutto per restare come prima. Siamo senza governo, senza Papa e fra poco anche senza Presidente della Repubblica. Fantastico! Tutto può succedere in una situazione così. Il fatto è che non esiste confine al peggio del peggio. Quello che non si era neanche immaginato può realizzarsi in un attimo e rovinare anni e anni di sacrificio. Ma sto parlando di me...questa è un'altra storia....

Passiamo invece a quello che ci aspetta per le prossime settimane (forse mesi?):

- Sequele di inciuci fra partiti e un movimento in cui ci sarà un botta e risposta degno delle più classiche commedie all'italiana

- Viaggio nel Medioevo. Sono previsti paramenti cardinalizi e arcani rituali annessi. Tutti col naso all'insù aspettando le fumate nere e la tanto attesa, purificatrice fumata bianca ( manco aspettassimo la discesa di Cristo in terra!)

- Acidi commenti da parte della stampa estera. Dobbiamo davvero sembrare dei marziani al mondo esterno: sto cercando di immaginarmi le facce dei capi di stato europei e le loro relative perplessità nei nostri confronti...

Che volete, è l'Italia: tutto e il contrario di tutto, dove la logica è sempre quella del "magna magna", solo che cerchiamo di darci l'aria di quelli che sono troppo complicati e raffinati per essere capiti.

Eh sì, chi lo capirebbe un popolo come il nostro che dopo le mazzate ancora crede che tutto possa cambiare, ancora una volta, perchè "domani è un altro giorno". Peccato che questa non sia la trama di "Via col Vento" e che il tempo per una reale svolta sia limitato. Peccato...perchè questa era davvero l'occasione per dimostrare anche a noi stessi che "uno vale uno" nel vero senso della parola e non come lo intendono alcuni. NOI SIAMO RESPONSABILI DI QUESTO SFACELO! Finchè non faremo qualcosa per cambiare le nostre menti, non succederà un bel niente. Saremo sempre là a chiedere una raccomandazione per un lavoro, ad accettare mazzette, a farci plagiare nelle operazioni di voto, ad essere le solite marionette. Ci sono anch'io nel mezzo insieme a tutti voi!

Eh va bè spegnete la luce, ricoveratemi nel reparto più nascosto che c'è. Voglio chiudere gli occhi e rientrare nel mio coma profondo.

venerdì 15 febbraio 2013

One Billion Rising- Cosa fare dopo?


Con il flash mob di ieri e l'esibizione della Littizzetto a Sanremo ci si è ricordati che le donne possono far sentire la loro voce in maniera autentica e mai scontata. Che dire, difficile non essere d'accordo e non sentirsi vicini a una tematica del genere. Un uomo che picchia una donna non è solo un vigliacco, è un pericolo per la società, per i nostri figli, per le generazioni future e per questo non va solo punito, ma anche e soprattutto emarginato, a meno che non cambi.

Ma il mio pensiero è andato alle donne che, osservando tutto questo, nonostante tutto, si sono sentite impotenti, ancora una volta sole. Perchè dopo le parole devono arrivare i fatti e non tutte le donne sono messe nella condizione di potersi liberare dall'oppressione di certi uomini. La legge non ci tutela, neanche l'opinione pubblica, a volte nemmeno le altre donne. E allora cosa dovrebbero fare le vittime di questa violenza? Dove andare per ricominciare? Come allontanarsi da questi uomini opprimenti? A chi rivolgersi?

Così ho fatto una lista di link di organizzazioni e associazioni di volontariato che vanno in questa direzione, cercando, come possono ovviamente, di aiutare chi ha bisogno. Questo è solo il primo passo però, perchè all'indomani di "One Billion Rising" vorrei sentir parlare di cosa si farà nel pratico per tutelare legalmente le donne. Non solo. Vorrei vedere donne più impegnate nell' affrontare questi temi senza essere sempre al servizio dei soliti potenti. Non c'è niente di peggio del servilismo e purtroppo ne vedo tanti esempi.
Ad ogni modo ecco qua: 

http://www.sportelloantiviolenza.org/

http://www.doppiadifesa.it/

http://www.oddii.org/Servizi/centridonnemaltrattate.html

sabato 2 febbraio 2013

Il mito della meritocrazia



Da alcuni giorni circola l'inquietante notizia del calo degli studenti universitari. Pare che il calo sia piuttosto consistente, che addirittura, per dirla in numeri, è come se fosse scomparso un intero ateneo. Non solo. Dai dati emersi dall'ultimo censimento si deduce che qualcosa come il 37% della popolazione italiana abbia come titolo di studio esclusivamente la licenza media.
Dati che di per sè fanno accapponare la pelle solo a pensarci e che inevitabilmente ci gettano nel più profondo sconforto. Di certo non siamo una società preparata. Non preparata intellettualmente e quindi sicuramente non pronta ai cambiamenti della cosiddetta "era digitale".

Che dire, non ci possiamo stupire di coloro che ci governano, nè di coloro che negli ultimi anni hanno avuto una qualche influenza sulla nostra società. Ognuno ha i potenti che si merita. Se la Libia aveva Gheddafi o se l'Iraq aveva Saddam, ci sarà un motivo. Ogni governante si trova al potere perchè gli è stata data un'occasione. In primis dagli eventi e successivamente dal popolo o meglio la sua manifestazione/rappresentazione.

E allora largo alle igieniste dentali e alle soubrette, ai presentatori e ai parvenu che vogliono ottenere cariche pubbliche. C'è posto per tutti! Dimenticatevi degli studi, della fatica, dei sacrifici. Non servono a nulla. Serve l'opportunità, la visibilità, la fortuna e soprattutto scendere ai "giusti" compromessi.
E a che serve l'Università se puoi diventare una star della TV e poi, passo successivo, farti notare nei posti giusti, far parlare di te sui giornali?
Poi ci sono vari livelli. Per esempio si può anche diventare degli intellettuali. Si possono scrivere libri di spessore senza arte nè parte, farsi invitare alla trasmissione buonista di Fazio, magari andare su La7 e dimostrare così di essere una grande mente al di sopra delle parti. Ma poi si può anche farsi ospitare dalla Barbara D'Urso e dimostrare di essere popolari. Essere tutto e il contrario di tutto.

Tutti possono essere quello che vogliono perchè in fondo la vera sostanza non esiste, è fatta per personaggi del passato che si appellavano a qualcosa per noi di sconosciuto: GLI IDEALI.
Ma cosa sono? Ragazze, a che cosa servono questi ideali se tanto oggi puoi studiare per anni e, nonostante tutto, finire a  fare la cassiera in un discount con una paga da fame? Ragazzi, a che cosa serve oggi la laurea se tanto si finisce tutti nel mucchio, anonimi, un numero che paga le tasse?
Allora, ragazzi, rassegnatevi, dimenticate la meritocrazia, perchè chi lavora di più non ottiene di più, chi è corretto non viene nè premiato nè celebrato, chi persegue l'etica lo farà a suo rischio e pericolo. Ah, e dimenticavo, non esiste futuro.

giovedì 17 gennaio 2013

Emergenza Mali

Il Mali sta scoppiando. Basta leggere le ultime notizie per cadere nello sconforto. La Francia si è già mobilitata per portare soccorso alle popolazioni del Nord del paese, strette fra la morsa indipendentista dei Touareg e le incomprensibili e rigide leggi islamiche. E' un disastro e ci colpirà tutti da vicino. L'Europa lo sa che da questi paesi che a noi sembrano lontani anni luce, dipende l'equilibrio mondiale e ha già mobilitato le sue forze militari. Al Qaida milita qui bambini e adolescenti. Fame ed ignoranza fanno il resto.

Pochi sanno che il Mali è un simbolo per tutta l'Africa. Un simbolo di cultura. Perchè in questo, che è uno dei paesi più poveri dell'Africa, esiste la più grande biblioteca del territorio subsahariano, università di alto livello, grande multiculturalità e varietà linguistica da far invidia alle più grandi metropoli. Che spreco inutile è questo conflitto. Spreco di vite, spreco di ingegno, spreco di potenzialità.

Mio padre ha fatto il medico in Africa Occidentale per 14 anni. Ebbene sì, contro il parere dei suoi genitori è partito all'avventura in un paese completamente nuovo. Là si è sposato con mia madre, insieme sono partiti per l'Italia, poi sono nata io. In casa nostra il Mali rappresentava una meta obbligata, un luogo da visitare assolutamente, un paese d'arte e cultura. Adesso non posso sopportare che questo meraviglioso paese vada in rovina. Ecco perchè non voglio dimenticare i profughi e coloro che si dichiareranno rifugiati politici, coloro che resteranno orfani, le famiglie che si divideranno. Non facciamo calare il sipario su questa vicenda, non abbandoniamo questo paese come è purtroppo avvenuto ai tempi del genocidio in Rwanda.

Se vi interessa l'argomento vi consiglio questi link:
http://www.worldvision.it/public/aggiornamento.mali.online.pdf

http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201301151149-ipp-rt10110-mali_onu_500mila_civili_in_fuga_intersos_emergenza_a_nord

mercoledì 9 gennaio 2013

Regali e...regali

Se qualcuno mi proponesse di sparire in qualche monastero per le prossime settimane, penso proprio che senza esitazione risponderei di sì. Mai come quest'anno la pausa natalizia mi ha fuso il cervello a dei livelli tali che non credevo possibili. Tant'è vero che vago per le stanze di casa disorientata, dimenticandomi persino delle semplici mansioni giornaliere. Ho cambiato ritmi, mi sono divertita, ho mangiato e bevuto parecchio. Perciò perdonatemi se avrò qualche segno di cedimento nel modo in cui esprimo i miei concetti...


Questi giorni di ritorno alla routine sono risultati difficili e proprio oggi il mondo si è come diviso per presentarmi due categorie di persone: quelle che forse non ci tengono particolarmente a te, ma che tutto sommato sono sincere, insomma sai cosa aspettarti, e quelle che ti erano risultate piacevoli, forse anche simpatiche e di cui non ti saresti mai aspettata di conoscere la parte più ignobile.

Ricapitoliamo. A dicembre cadono tre compleanni importanti nella mia famiglia. Quello di mia mamma, di mio figlio e il mio, ognuno a distanza di tre giorni l'uno dall'altro e a ridosso del Natale. Quindi cerco sempre di festeggiare organizzando una merenda/cena speciale che si svolge sempre a casa. Da quando è nato mio figlio è lui il centro dei festeggiamenti, quindi dedico a lui particolare attenzione, il che significa festa a tema e tanti giochi per i bambini.  Anche quest'anno sono stata piacevolmente stupita da quante persone siano venute e da quanto bene si sia stati tutti insieme. Mi fa piacere e mi dà fiducia negli altri. Mi viene da pensare che in fondo il Natale è davvero un'occasione per tirar fuori il meglio di sè.

Mi sbaglio. Sì perchè poi succedono episodi come questo.
Proprio ieri ricevo la telefonata di una delle mamme che avevo invitato e che mi dice:
"Scusa se non sono potuta venire al compleanno di tuo figlio, ma sai mio padre stava male e..."
"Non ti preoccupare" faccio io con sincera compartecipazione
"Ma sai ho qui in macchina un pensierino per tuo figlio che volevo farti avere...Sei a casa?"
"Certo sali pure" rispondo io entusiasta
"No, no, sono di fretta...anzi potresti scendere che non mi oso a salire?"
"Eh?" penso io
PAUSA
"Sai sono tornata tardi dal lavoro e mi sono detta che dovevo lasciarti il regalo..." continua lei
PAUSA in cui sto pensando che forse dovrei dirle di lasciar perdere, che non si deve affatto disturbare. Ma poi le dico:"Va bene...ti ringrazio, scendo..."
Non si osa a salire...ha fretta...deve lasciarmi il pensierino...tutto mi frulla nella testa e raggiunge l'apoteosi quando la vedo, la guardo in faccia e annuso falsità, ipocrisia e anche imbarazzo.
Ma come...qualche settimana fa parlavamo piacevolmente, ci scambiavamo opinioni, stavamo bene insieme e adesso devo ricredermi? Ebbene sì...

Consiglio per tutti: non facciamo mai quello che non ci sentiamo di fare veramente, perchè la puzza di finto si annusa a distanza ed è una puzza davvero sgradevole...

Ma sì, ieri sera mettendosi a letto avrà pensato di avere fatto il suo dovere, di aver fatto bene i compiti a casa...
Complimenti!