giovedì 10 novembre 2011

Come in tempo di guerra (Genova piange)

Questa è la frase che continua a girarmi nel cervello dopo i tremendi accadimenti a Genova. Le scene che ognuno di noi ha potuto vedere dell'alluvione hanno dell'apocalittico.
Come non rimanere senza parole alla notizia dei morti portati via dalla corrente in una giornata qualunque, in una normale trafficata città. Questo, appunto, lascia sbigottiti: che nel 2011, in una città ripeto, non in qualche campagna isolata, nel pieno centro, succeda questa tragedia che non possiamo controllare.
Le polemiche si sprecano e continueranno negli anni a venire, ma nella frenesia generale resta nella mia mente proprio questa frase lapidaria del sindaco, Marta Vincenzi. A parer suo, ci dobbiamo abituare ad agire "come in tempo di guerra". Diramata l'allerta meteo, come se sentissimo un allarme antiaereo, dovremmo rifugiarci nelle nostre case ed aspettare. Che conforto!
E' tutto quello che si è potuto dire a madri che scappavano spaventate dal lavoro per andare a prendere i figli a scuola, a padri, mariti che urlavano i nomi di figli e mogli dai lati delle strade. Si può, a quanto pare, rispondere solo questo a 17 minuti di pura follia. Così poco è bastato per spazzare via i sogni e le speranze delle sei vittime.
Dobbiamo rassegnarci, per questo, al fatto che non si può fare nulla in questi casi? Che siamo impotenti, anche con tutti i mezzi conoscitivi e tecnologici a nostra disposizione? Sarà la storia a dare alcune risposte o almeno a provare a darle.

E poi ci sono le immagini di giovani di questa ed altre città italiane che si sono presi spontaneamente l'incarico di sbloccare tombini, ripulire negozi, consegnare la spesa a chi non poteva muoversi dalle sue abitazioni. Questi giovani che molti definiscono "bamboccioni"...

Voglio soffermarmi su queste immagini, voglio continuare ad amare questa città (in cui, tra l'altro mi sono trasferita lo scorso anno), per continuare a sperare, per augurarmi che non capiti più una vicenda simile in cui persone inermi debbano morire perchè uscivano per strada in una normale giornata di novembre.

2 commenti:

  1. Io non riesco ancora a crederci...
    Baci e cofanetti di pensieri solidali

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  2. Speriamo solo non debba ricapitare...restano comunque forti dubbi su come intervenire in questi casi.
    Teniamo duro!
    Baci anche a te

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