venerdì 30 marzo 2012

Chi siamo, dove andiamo e tanti altri dubbi....


Sono stati giorni intensi, giorni di cambiamenti e di bilanci. Ho scritto molto e, come faccio di solito quando scrivo, mi sono calata nel mio piccolo mondo di considerazioni introspettive.
Scrivere è una valvola di sfogo. Quando ero adolescente scrivevo ovunque. In treno, sul pullman di ritorno da scuola, la sera prima di dormire. Scrivevo poesie, pezzi di storie immaginarie, massime e pensieri.
Ebbene sì, ho vissuto un'adolescenza un pò malinconica e adesso rimpiango tante cose non fatte e non godute appieno.
Avevo mantenuto rapporti con vecchi amici che non mancavano di ricordarmi i "bei tempi andati".
Dico "avevo" perchè da qualche tempo questi amici li ho allontanati tutti in maniera drastica, senza neanche tante spiegazioni.

Ultimamente la sorte mi ha messo a dura prova. Ho vissuto situazioni molto dolorose che mi hanno spinto a scrivere su questo blog. Anche questa volta una valvola di sfogo. Ma, come spesso accade nella mia vita, questi fatti dolorosi mi hanno posto di fronte a un bivio.
Vivere nel passato o cercare di costruire piano piano il presente, giorno dopo giorno?
Non ho ancora trovato un equilibrio, ma non ho esitato ad allontanarmi da persone che mi sono rimaste vicine per anni. Ho persino cambiato città...

Ora che ho tagliato i ponti in maniera drastica mi chiedo se ho fatto male a qualcuno, anche se non ho la presunzione di essere insostituibile. Le persone si possono anche dimenticare alla fin fine...o no?

Ho sicuramente capito qualcosa che qualche anno fa non avrei mai potuto accettare: non siamo sempre noi a decidere della nostra vita, a volte la vita decide per noi e dobbiamo seguire il suo corso, il suo volere a testa bassa.
Mi resta solo un dubbio. Riuscirò mai a farmi capire da chi mi sta vicino?

8 commenti:

  1. Mamma mia... sembra la mia storia. Anche io ho cambiato città.

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  2. Ci chiediamo un po' tutti le stesse cose mi sa :(

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    1. Ma tu sei riuscita a trovare qualche risposta? Il mio problema è questo...vivere costantemente nel dubbio...

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  3. Quasi quasi ti direi di iniziare a capirti tu per prima, poi questo ti aiuterà a farti capire dagli altri perché avrai più chiarezza dentro, riguardo ciò cche vuoi, chi sei, cosa aspiri, cosa tolleri, in cosa puoi essere elastica, cosa non accetti e via dicendo..

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  4. E' così...non vivo nella chiarezza, ma al momento mi è impossibile perchè i miei sensi sono ancora annebbiati da ricordi dolorosi...ho ancora molto da elaborare...forse sono a metà strada,ma il percorso è ancora lungo!

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  5. ...che dire? Le sue sono parole uscite da un vaso incrinato. Crepe, fratture, nate in un tempo passato, che col trascorrere dei giorni, dei mesi, degli anni, si sono approfondite da rendere il vaso fragile e delicato. E il suo contenuto purtroppo, ne subisce le conseguenze. Non è facile, anzi è piuttosto arduo, poter depositare una carezza lenitiva, leggendo il semi-epitaffio che le sibila impetuoso nell'anima. I grandi interrogativi della vita che si pone, 'chi sono, da dove vengo, dove vado', erano, sono e restano, i principali ingredienti del ciceone umano: più se ne beve, più l'impossibile decifrazione esistenziale dell'uomo, resta irrisolta. I suoi dubbi iniziali, sono i dubbi di tutti. Possiamo consolarci affermando che la 'riflessione', nasce da questi assiomatici interrogativi. Non fasciamoci la testa però: neppure i grandi del periodo classico, hanno trovato delle risposte concrete. Una cosa hanno sottolineato: tutto ciò che è corruttibile e soggetto ad accidenti, non può essere una sorgente di felicità. Poiché non dobbiamo confondere la felicità, che deve essere durevole, con il piacere, che è notoriamente passeggero. "Allora? Domanderà lei! Non mi racconta nulla che già non so. Quando invece, le mie parole, per quanto silenziose, urlano! Per Dio!" Già. Urlano. Gridano. Urlano per la mancanza di felicità e per la presenza di dolore. La sua pubblica esternazione non mi dice però di quale dolore è afflitta. Così, posso soltanto dirle, per quanto masochista possa essere, che è meglio privarsi di gioia e felicità, e non di dolore, poiché l'uomo che sa soffrire è più grande dell'uomo felice. Chiudo questo argomento, anche se sarebbe opportuno parlarne ancora. Non posso tediarla. Non sono stato invitato. Già mi sono intromesso senza bussare. E me ne scuso. Concludo, gentile Clara, affermando che la vita non è che un accumulo di ricordi. E che uno grande è sufficiente a seppellirne mille piccoli. Passato, presente, futuro. Bè, meglio sarebbe, non pensare ai sogni del futuro, quando si è vissuto un brutto presente, che è già stato futuro. E non se prenda troppo con se stessa, per le scelte effettuate: per ogni età esiste un buon uso delle cose, purtroppo ce ne rendiamo conto soltanto quando questa è passata. Non è lei che deve farsi capire, sono gli altri che devono afferrarla. Fato, che regolava i nostri insondabili destini, amava molto l'arte del disegno, e un giorno scrisse: non sempre i disegni della vita diventano capolavori, ma non sempre è escluso che da un piccolo disegno, possa scaturire un grande capolavoro…
    ps. davvero, perdoni la mia inaspettata intrusione. Neppure so come sono finito qui. Fato, non solo rimescola i destini, ma ama anche giocarci. Adieu, ma chère...et que la poésie de l'air que vous respirez, peut changer votre vie...

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    1. Benvenuto Sergio! La ringrazio di essere stato un intruso perchè le sue parole delicate mi hanno fatto molto piacere. Sì, è vero, quelli che ho trattato sono i temi irrisolvibili di tutta l'umanità,ma potremmo forse smettere di parlarne?
      Voglio fare tesoro della sua ultima frase. Spero davvero che la bellezza che solo la poesia sa donare possa, in qualche modo, cambiare la mia vita...

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