mercoledì 1 febbraio 2012

Giovani "sfigati"?



Mi sono laureata a 23 anni. Qualcuno potrebbe pensare che sia una studente modello o che abbia un'intelligenza eccelsa. Niente di tutto ciò...ho semplicemente studiato all'estero. Intendiamoci non mi sono fatta una passeggiata e il mio percorso di studio non è stato certo facile. Posso dire di aver avuto la fortuna di nascere in una famiglia di larghe vedute e di aver avuto le possibilità logistiche ed economiche per trasferirmi. Per la precisione ho preso armi e bagagli a 19 anni e mi sono trasferita da una mia zia a Liverpool, una delle città più "cool" per una ragazza piena di speranze. "Great Expectations", "Grandi Speranze" come il titolo di un libro di Dickens...

Così, quando sento dire dal Viceministro del Lavoro Martone in questi giorni che chi si laurea a 30 anni è uno "sfigato", dovrebbe venirmi automatico condividere questo pensiero.
Non è così, mi sento pervasa solo da una profonda tristezza. Tristezza per questi gruppeti di privilegiati fra cui aggiungo anche il ministro Michel Martone, sempre più avulsi dalla realtà in cui vivono.
Ma il problema è che non sono solo i politici ad essere così distaccati, purtroppo vediamo lo stesso comportamento anche nelle nostre università, negli uffici pubblici che dovrebbero rappresentarci, nelle istituzioni in generale.

Il viceministro si accanisce sui giovani universitari dimenticandosi che il problema parte dal sistema italiano. Un esempio pratico: all'estero lo studente non viene lasciato solo a decidere quando dare gli esami. In Inghilterra dove ho studiato io, ma anche in Olanda, Svezia, Norvegia, lo studente è accompagnato da un tutor che lo guida nel suo percorso e lo tiene aggiornato sulle scadenze. Quindi, quando si presenta la data dell'esame, ci si presenta un certo giorno a una certa ora. Nessuna possibilità di proroghe, ti presenti all'esame altrimenti sei bocciato e non ottieni i crediti per passare il corso. Niente di più semplice e lineare.
C'è da chiedersi a cosa servano qui i professori se poi lo studente deve gestirsi da solo orari, ritmi, scadenze....

Quando avevo finito l'Università, i miei ex compagni di liceo si destreggiavano con gli esami del terzo anno. Altro problema quindi, la competitività. L'obsoleto sistema italiano con i corsi quinquennali, obbliga gli studenti a restare sempre indietro rispetto alle proprie controparti europee. Nel resto d'Europa la maggiorparte dei trentenni ha già messo su famiglia, ha la sua casa ed ha un lavoro ben remunerato. Tutte cose che qui rappresentano un mito irraggiungibile.

Prima di puntare il dito sui giovani bisognerebbe soffermarsi anche sugli errori dei padri. Generazioni e generazioni di statisti e politici che non hanno lasciato niente ai giovani se non un pugno di speranze inattesse.

Le ultime notizie ci dicono che il buon Martone ci tiene a ridimensionare le parole pronunciate e ammette che le sue esternazioni sono state poco "sobrie". Ah però, ci sentiamo profondamente rassicurati!

8 commenti:

  1. Io rimango sempre più perplessa. Tanto perplessa e tanto triste per la mia amata Italia che è diventata il Paese di Pulcinella!

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  2. Pensa che ci dicono pure che dobbiamo recuperare credibilità a livello internazionale...di questo passo non la recupereremo facilmente!

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  3. .. e poi si lamentano delle "fughe di cervelli".

    http://nonsidicepiacere.blogspot.com/

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    1. L'Italia diventerà un paese per vecchi...
      Grazie di essere passata!

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  4. Il sistema universitario avrà anche delle gravi carenze però mi sembra che il ritardo degli studenti italiani non sia dovuto esclusivamente a quello. Io ci metterei anche una componente culturale che non ha il coraggio di fermare chi non è adatto agli studi. Laurearsi a 23-24 anni è possibile e nemmeno troppo difficile. Magari più che nel resto d'Europa ma non è una sfida impossibile.

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    1. Innanzitutto benvenuto!
      Quello che dici è vero in parte. E'vero che su alcune facoltà sarebbe necessario uno sbarramento all'entrata, ma è anche palese che abbiamo un sistema universitario obsoleto che non permette agli studenti di formarsi in maniera competitiva.Come laurearsi in maniera agevole quando il sistema è lento e poco pratico? Due aspetti da tenere presente...

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  5. Leggendo quello che hai scritto, si riacutizzano in me la rabbia e l'impotenza di essere intrappolata in questo sistema universitario macchinoso, polveroso ma soprattutto completamente slegato dalla realtà lavorativa e pratica.
    Io che ho sempre odiato perdere tempo, ho corso come una folle e mi sono programmata rigidamente il lavoro da fare, in modo da aggirare, nei limiti del possibile, gli ostacoli di questo sistema. Ho raggiunto l'obiettivo triennale a meno di 23 anni, e ora sto stringendo i denti per finire un corso di laurea magistrale che a tratti mi piace, a tratti mi nausea (e non parlo né del fallimento del sistema 3+2, né dei ritardi che mi sta causando il fatto d'essere stata fuori per l'erasmus - perché purtroppo si tratta di un progetto che arricchisce dal punto di vista dell'esperienza personale, ma che, in Italia, "punisce" dal punto di vista strettamente universitario). Uscirò - se tutto va bene - a 25 anni da una struttura che mi ha fatto "invecchiare" fra le mura e la polvere di grandi libri.
    Per quanto "in tempo" con la tabella di marcia, esco più anziana dei miei colleghi europei, e allo stesso tempo senza esperienze concrete di lavoro, o quantomeno senza aver ricevuto strumenti "spendibili" nel mondo lavorativo.
    L'inferno universitario mi sembra quasi un lieve tepore rispetto alle fiamme roventi che mi accoglieranno all'uscita della facoltà, e che carbonizzeranno l'alloro della corona e il tanto sudato pezzo di carta.

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    1. Dobbiamo purtroppo rassegnarci al fatto che l'Italia non è un paese che premia i giovani. Non li spinge a fare impresa e non dà loro prospettive lavorative in generale. Io dopo l'Università ho pensato bene di ritornare in Italia sperando di essere in qualche modo "premiata" per l'esperienza fatta all'estero. Ho persino investito in un'attività tutta mia: mi occupavo di corsi di inglese e traduzioni...Ebbene, alla faccia di tutte le belle parole su incentivi all'impresa giovanile, non ho mai ricevuto nessuna sovvenzione. Anzi sono stata costretta a chiudere perchè gli studi di settore mi hanno penalizzata. Ma questa è un'altra storia...

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